“Four” e “Six” sono il numero di impianti ritenuti indispensabili. L'implantologo portoghese Malò ha codificato questa tecnica e l'ha proposta all'attenzione mondiale.
Nella panoramica a fianco, un caso giunto alla nostra osservazione, si apprezza questo tipo di implantologia.
All-On-Four (e All-On-Six) nascono da un bisogno sociale di contenere i costi dell'implantologia, e ne rappresentano un valido tentativo di soluzione.
Presenta però due tipi di criticità.
La prima consiste proprio nel ridotto numero di impianti: se uno risultasse non-osteointegrato e dovesse essere rimosso (come nel caso illustrato), l'intera struttura risulterebbe meccanicamente precaria, con grosso rischio di mobilizzazione di tutti gli elementi implantari residui.
La seconda criticità è rappresentata dall'alto costo della componentistica protesica inclinata, che vanifica in parte le premesse di economicità che la metodica si propone di offrire.
Una soluzione a questa criticità consiste dell'allestire una componentistica molto più economica di quella originale di fabbrica, utilizzando un preformato di plastica e ottenendo così per fusione una componentistica che potrà essere cementata all'impianto (anziché avvitata, come nella sistematica originale).
Le criticità di questa soluzione “economica” consistono nella scarsa precisione, nell'inevitabile polimetallismo e nel possibile formarsi di correnti galvaniche in bocca, e nell'estrema difficoltà di “rientrare” nel lavoro in caso di successive necessità.
Secondo il nostro studio esiste un'altra possibilità per rispondere alle necessità di una implantologia dai costi contenuti, un'altra possibilità con un minor numero di criticità, una maggiore flessibilità, con una casistica ultratrentennale: l' implantologia elettrosaldata a carico immediato di scuola italiana, che prevede l'inserimento di una decina di impianti “one piece” collegati fra di loro in modo stabile, così da formare una solida “palizzata” durevole nel tempo.
L'immagine guida di questo tipo di metodica è quella dell'acquedotto romano. Si tratta di strutture ingegneristiche durate 2000 anni, giunte a noi a volte ancora funzionanti. Si tratta, evidentemente, di disegni geometrici in grado di scaricare efficacemente le forze cui sono sottoposti.
L'implantologia di scuola italiana si è ispirata a questa geometria, e ne ha riproposto il disegno.
Le prime esperienze in tal senso risalgono alla seconda metà degli anni '60, e alla fine degli ani '80 con l'invenzione dell'elettrosaldatrice ad opera del dr. Mondani.
Ma vediamo in concreto, l'implantologia elettrosaldata “a palizzata” di scuola italiana.
Innanzitutto la conformazione degli impianti. Hanno una spira larga e un nocciolo dell'impianto ridotto; possono assomigliare, a prima vista, ad una vite “da legno”; differiscono quindi da quelli utilizzabili per All-On-Four, che ha un nocciolo decisamente più grande e le spire più strette, assomigliando ad una “vite da ferro”.
Nelle radiografie qui riportate di seguito, si vedono però una molteplicità di tipologie implantari differenti.
Tutti gli impianti possono essere, infatti, saldati fra loro. Molteplici sono le motivazioni che possono portare verso questa scelta: impianti in parte preesistenti e utilizzati solo in un secondo momento per un progetto protesico elettrosaldato, scarsità locale di osso, o altre motivazioni ancora.
Il nostro studio tende ad utilizzare degli impianti monopezzo in titanio di grado II (la maggior parte degli impianti sono costruiti nel più rigido titanio di grado IV), che hanno la utilissima caratteristica di poter essere facilmente parallelizzati direttamente in bocca.
Questa “palizzata” di impianti tutti collegati fra di loro forma un corpo unico in grado di resistere a notevoli sollecitazioni funzionali.
La superficie di contatto fra osso e impianto è veramente notevole, spesso sovrabbondante, in grado di sostenere il carico funzionale immediatamente, in attesa dell'osteointegrazione.
Può inoltre essere inserita una protesi definitiva in sola resina, in modo da contenere ulteriormente i costi, dato che il indispensabile fra gli impianti è assicurato dall'elettrosaldatura e non dalla struttura metallica della protesi.
La sbarra elettrosaldata può essere tolta, una volta raggiunta l'osteointegrazione degli impianti.
E' indispensabile per poter eseguire il provvisorio o la protesi definitiva in sola resina, ma spesso superflua nel caso di allestimento di una protesi metallo-resina o metallo-ceramica.
Vediamo in sintesi vantaggi/svantaggi delle due metodiche a confronto.
All-On-Four / All-On-Six secondo Malò | Palizzata elettrosaldata di scuola italiana | |
Numero impianti necessari | 4 o 6 | Da 8 a 12 |
In caso di perdita di un impianto | Necessità di reinserire l'impianto. | Spesso superfluo reinserirlo. |
Costo componente chirurgica e della componentistica protesica | Più elevato, considerando il singolo impianto, equivalente considerando l'intervento chirurgico nel suo complesso. | Più contenuto, considerando il singolo impianto (assenza di componentistica), equivalente considerando l'intervento chirurgico nel suo complesso. |
Costo protesi provvisoria | Contenuto. | Molto contenuto. |
Protesi definitiva: in entrambe le soluzioni è possibile allestire una protesi metallo/ceramica. | La protesi in sola resina presenta un rischio di frattura che potrebbe compromettere gli impianti. Il meccanismo di rimovibilità mediante avvitamento fa lievitare i costi. | Una protesi in sola resina minimizza i rischi per gli impianti in caso di rottura. La rimovibilità è assicurata dal particolare tipo di cementazione utilizzato. La mancanza di ulteriore componentistica permette un ulteriore abbattimento dei costi. |
Traumatismo chirurgico | Notevole, nonostante il ridotto numero di impianti. | Contenuto, nonostante il massimo numero di impianti. |
Risultato estetico finale | Buono. | Accettabile, con il mantenimento della sbarra elettrosaldata. Buono, con la sua rimozione. |
Risultato funzionale | Accettabile: la superficie masticante si ferma a 5, massimo 6 denti per lato. | Da accettabile a buono: se le condizioni anatomiche lo permettono, si può arrivare fino a 7 denti per lato. |
Prospettive di durata nel tempo | Incerte: la tecnica è relativamente nuova; gode di un'ampia casistica pubblicata, ma realizzata in condizioni protocollate ideali, e non sufficientemente lunga nel tempo. | Soddisfacenti: la casistica è ultratrentennale, realizzata nelle più disparate condizioni cliniche. |
In sintesi, quindi, riteniamo che, per ridare funzione ed estetica a costi contenuti la soluzione “a palizzata” di scuola italiana sia più idonea e sicura della tecnica All-On-Four (o All-On-Six) di Malò.
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