La chirurgia implantare è una pratica da diversi anni ampliamente diffusa e praticata in ambito odontoiatrico, che ha consentito riabilitazioni protesiche per il paziente prima impensabil (tanto per il paziente parzialmente edentulo che per quello totalmente edentulo), con ottimi risultati in termini di estetica - funzionalità e con percentuali di successo che si avvicinano al 95% dei casi (quindi assolutamente sperimentata ed affidabile).
Il materiale di elezione utilizzato per gli impianti endo-ossei è il titanio medicale (esistono anche impianti in zirconio, con indicazioni più limitate), biocompatibile e perfettamente tollerato dall'organismo (rischio praticamente assente di reazioni allergiche).
Le tecniche chirurgiche per l'inserimento degli impianti, pur guidate dallo stesso filo conduttore (cioè assicurare il successo dell'impianto e quindi la sua corretta osteointegrazione), sono molteplici, più o meno semplici (e rapide) e più o meno invasive, e legate, di volta in volta, alla situazione orale del paziente da riabililitare ed alle successive terapie protesiche. Quindi il paziente potrá sentire parlare di implantologia compiter guidata, impianti tranamucosi, post-estrattivi, impianti singoli e multipli, procedura di rigenerativa - GBR, carico immediato - differito - ritardato, innesti di osso autologo e biomateriali, GTR....tanto per citare le metodiche principali utilizzate.
A seconda poi delle condizioni orali del paziente e delle sue necessità, si procederà ad un determinato tipo di riabililitazione protesica (già stabilito in precedenza nella fase diagnostica, prima dell'intervento di implantologia e comunque suscettibile a parziali variazioni in corso d'opera valutando i risultati dell'intervento chirurgico).
Il caso clinico che qui presento, è un esempio di riabilitazione implanto - protesica con protesi fissa (il "ponte fisso su impianti") in paziente parzialment edentulo.
Come è possibile notare dalla radiografia panoramica - OPT, l'area interessata è l'emi-mandibola destra: si decide di estrarre il residuo radicolare del 47 (secondo molare inferiore sx), il 45 (parodontalmente compromesso in maniera grave) ed il 44 (sottoposto molti anni orima ad un trattamento endodontico, con corona dentale molto compromessa, come si può notare meglio dalla foto).
Effettuate le estrazioni, in un secondo momento (si è optato per un inserimento di impianti post-estrattivi differiti o ritardati, cioè dopo 4 settimane), si è proceduto all'intervento chirurgico: preparazione dei siti implantari mini-invasiva (sfruttando la guida fornita dagli alveoli dove prima alloggiavano gli elementi dentari estrattti), inserimento di tre impianti (in zona 47 - 45 - 44), applicazione di biomateriale per riempire gli spazi vuoti attorno e fra gli impianti (procedura di rigenerazione ossea - GBR, allo scopo di favorire appunto il mantenimento e la rigenerazione di nuovo tessuto osseo attorno agli impianti), sutura.
Dopo circa tre mesi, a guarigione avvenuta (con relativi controlli radiografici che attestavano l'osteointegrazione ed assenza di sintomi - segni clinici che potessero ricondurre as un insuccesso), gli impianti sono stati utilizzati: al di sopra dei tre impianti sono stati inseriti i 3 monconi (in questo modo si riproduce la struttura di un dente limato, dove l'impianto è la radice e il moncone metallico è la corona residua) e su di essi è stato applicata e cementata una protesi fissa (ponte) di quattro elementi (tre elementi, uno per ciascuno impianto, ed un elemento intermedio corrispondente al 46).
Il risultato, per il paziente, è risultato molto gradevole e positivo sia da un ounto di vista estetico che da un punto di vista funzionale.
Il materiale di elezione utilizzato per gli impianti endo-ossei è il titanio medicale (esistono anche impianti in zirconio, con indicazioni più limitate), biocompatibile e perfettamente tollerato dall'organismo (rischio praticamente assente di reazioni allergiche).
Le tecniche chirurgiche per l'inserimento degli impianti, pur guidate dallo stesso filo conduttore (cioè assicurare il successo dell'impianto e quindi la sua corretta osteointegrazione), sono molteplici, più o meno semplici (e rapide) e più o meno invasive, e legate, di volta in volta, alla situazione orale del paziente da riabililitare ed alle successive terapie protesiche. Quindi il paziente potrá sentire parlare di implantologia compiter guidata, impianti tranamucosi, post-estrattivi, impianti singoli e multipli, procedura di rigenerativa - GBR, carico immediato - differito - ritardato, innesti di osso autologo e biomateriali, GTR....tanto per citare le metodiche principali utilizzate.
A seconda poi delle condizioni orali del paziente e delle sue necessità, si procederà ad un determinato tipo di riabililitazione protesica (già stabilito in precedenza nella fase diagnostica, prima dell'intervento di implantologia e comunque suscettibile a parziali variazioni in corso d'opera valutando i risultati dell'intervento chirurgico).
Il caso clinico che qui presento, è un esempio di riabilitazione implanto - protesica con protesi fissa (il "ponte fisso su impianti") in paziente parzialment edentulo.
Come è possibile notare dalla radiografia panoramica - OPT, l'area interessata è l'emi-mandibola destra: si decide di estrarre il residuo radicolare del 47 (secondo molare inferiore sx), il 45 (parodontalmente compromesso in maniera grave) ed il 44 (sottoposto molti anni orima ad un trattamento endodontico, con corona dentale molto compromessa, come si può notare meglio dalla foto).
Effettuate le estrazioni, in un secondo momento (si è optato per un inserimento di impianti post-estrattivi differiti o ritardati, cioè dopo 4 settimane), si è proceduto all'intervento chirurgico: preparazione dei siti implantari mini-invasiva (sfruttando la guida fornita dagli alveoli dove prima alloggiavano gli elementi dentari estrattti), inserimento di tre impianti (in zona 47 - 45 - 44), applicazione di biomateriale per riempire gli spazi vuoti attorno e fra gli impianti (procedura di rigenerazione ossea - GBR, allo scopo di favorire appunto il mantenimento e la rigenerazione di nuovo tessuto osseo attorno agli impianti), sutura.
Dopo circa tre mesi, a guarigione avvenuta (con relativi controlli radiografici che attestavano l'osteointegrazione ed assenza di sintomi - segni clinici che potessero ricondurre as un insuccesso), gli impianti sono stati utilizzati: al di sopra dei tre impianti sono stati inseriti i 3 monconi (in questo modo si riproduce la struttura di un dente limato, dove l'impianto è la radice e il moncone metallico è la corona residua) e su di essi è stato applicata e cementata una protesi fissa (ponte) di quattro elementi (tre elementi, uno per ciascuno impianto, ed un elemento intermedio corrispondente al 46).
Il risultato, per il paziente, è risultato molto gradevole e positivo sia da un ounto di vista estetico che da un punto di vista funzionale.
Dentista Sicilia, Enna
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Dentista Sardegna, Cagliari
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Dentista Abruzzo, Pescara
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Dentista Lazio, Roma
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Dentista Campania, Napoli
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