L'implantologia è ad oggi estremamente diffusa nella pratica quotidiana odontoiatrica, sicura e predicibile. L'inserimento di impianti nei mascellari, e le relative riabilitazioni protesiche su di essi, ha ormai raggiunto livelli di eccellenza, grazie a strumenti diagnostici completi e tecniche chirurgiche (e sucessive preparazioni protesiche) assolutamente collaudate.
Gli impianti possono essere introdotti all'interno dell'osso alveolare mascellare fondamentalmente con due metodiche: a cielo aperto (cioè con incisione chirurgica, scollamento dei tessuti parodontali e visione diretta dell'osso alveolare stesso) e a cielo coperto o flapless (senza nessuna incisione chirurgica né relativo scollamento parodontale, e quindi senza visione diretta dell'osso alveolare); l'inserimento di impianti post - estrattivi si colloca, indicativamente, a metà strada fra queste due metodiche (la chirurgia classica è spesso "quantitativamente" inferiore rispetto alla tradizionale metodica a cielo aperto, ma comunque solitamente l'approccio è più invasivo per motivi vari rispetto alla tecnica flapless).
Questo caso clinico divulgativo si focalizza sulla tecnica a cielo coperto - flaplesss (flapless = senza lembo), che presenta una serie di vantaggi ma anche numerosi limiti applicativi.
Da un lato infatti è indiscutibilmente meno traumatica della tecnica a cielo aperto: il bisturi viene lasciato a riposo, non si eseguono incisioni nè scollamenti; si esegue soltanto una perforazione diretta di una piccola porzione di gengiva e dell'osso sottostante, ove verrà alloggiato l'impianto; non si applicano punti di sutura; il decorso post-operatorio è decisamente migliore (edema e sintomatologia dolorosa sono ridotti al minimo), la guarigione più rapida ed il rischio di recessione dei tessuti molli gengivali ridotto al minimo.
Dall'altro, si tratta di una tecnica con indicazioni decisamente limitate e soltanto per mani esperte. Non avendo infatti una visione diretta dell'osso alveolare da trattare, oltre a rendersi sempre necessaria una Tac (che, in alcuni casi selezionati, nell'implantologia tradizionale a cielo aperto si può evitare) per valutare almeno radiograficamente la morfologia ossea, il campo di applicazione di questa metodica flapless presuppone appunto una morfologia ossea estremamente favorevole (ottima disponibilità di osso in lunghezza ma sopratutto in larghezza, con cresta ossea di forma ovoidale e priva di sottosquadri).
Il caso clinico qui riportato illustra brevemente un caso in cui si è optato per l'inserimento di impianti con tecnica trans-mucosa. Questo non perché, a mio parere, deva essere preferita alla metodica tradizionale a cielo aperto (che anzi viene utilizzata di prassi), ma per far notare che, quando sussistono le condizioni anatomiche ideali descritte in precedenza, il trauma operatorio è davvero ridotto al minimo (con notevole soddisfazione per il paziente).
Gli impianti possono essere introdotti all'interno dell'osso alveolare mascellare fondamentalmente con due metodiche: a cielo aperto (cioè con incisione chirurgica, scollamento dei tessuti parodontali e visione diretta dell'osso alveolare stesso) e a cielo coperto o flapless (senza nessuna incisione chirurgica né relativo scollamento parodontale, e quindi senza visione diretta dell'osso alveolare); l'inserimento di impianti post - estrattivi si colloca, indicativamente, a metà strada fra queste due metodiche (la chirurgia classica è spesso "quantitativamente" inferiore rispetto alla tradizionale metodica a cielo aperto, ma comunque solitamente l'approccio è più invasivo per motivi vari rispetto alla tecnica flapless).
Questo caso clinico divulgativo si focalizza sulla tecnica a cielo coperto - flaplesss (flapless = senza lembo), che presenta una serie di vantaggi ma anche numerosi limiti applicativi.
Da un lato infatti è indiscutibilmente meno traumatica della tecnica a cielo aperto: il bisturi viene lasciato a riposo, non si eseguono incisioni nè scollamenti; si esegue soltanto una perforazione diretta di una piccola porzione di gengiva e dell'osso sottostante, ove verrà alloggiato l'impianto; non si applicano punti di sutura; il decorso post-operatorio è decisamente migliore (edema e sintomatologia dolorosa sono ridotti al minimo), la guarigione più rapida ed il rischio di recessione dei tessuti molli gengivali ridotto al minimo.
Dall'altro, si tratta di una tecnica con indicazioni decisamente limitate e soltanto per mani esperte. Non avendo infatti una visione diretta dell'osso alveolare da trattare, oltre a rendersi sempre necessaria una Tac (che, in alcuni casi selezionati, nell'implantologia tradizionale a cielo aperto si può evitare) per valutare almeno radiograficamente la morfologia ossea, il campo di applicazione di questa metodica flapless presuppone appunto una morfologia ossea estremamente favorevole (ottima disponibilità di osso in lunghezza ma sopratutto in larghezza, con cresta ossea di forma ovoidale e priva di sottosquadri).
Il caso clinico qui riportato illustra brevemente un caso in cui si è optato per l'inserimento di impianti con tecnica trans-mucosa. Questo non perché, a mio parere, deva essere preferita alla metodica tradizionale a cielo aperto (che anzi viene utilizzata di prassi), ma per far notare che, quando sussistono le condizioni anatomiche ideali descritte in precedenza, il trauma operatorio è davvero ridotto al minimo (con notevole soddisfazione per il paziente).
Dentista Lazio, Roma
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Dentista Trentino Alto Adige, Bolzano
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Dentista Abruzzo, Teramo
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Dentista Toscana, Pisa
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Dentista Marche, Ascoli Piceno
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