Il paziente si è presentato alla mia attenzione in seguito a un trauma avvenuto durante una partita di pallacanestro. In ottima forma e salute fisica, il nostro paziente di 26 anni non presenta alcuna controindicazione al trattamento odontoiatrico.
Il paziente riferisce fastidio all’elemento 21, il fastidio è dovuto soprattutto alla mobilità dello stesso. Un’attenta analisi parodontale, endodontica e radiografica del nostro paziente, evidenziano una possibile frattura all’elemento 21. Al fine di ottenere una diagnosi certa, esponiamo con una cone beam l’area interessata dalla quale si riscontra la evidente frattura dell’elemento 21 dovuta al trauma.
In seguito all’analisi della cartella parodontale e all’esposizione radiografica si evince che il paziente riporta uno stato di evidente salute generale sia parodontale che gengivale. Non vi è alcun sanguinamento al sondaggio e il paziente dimostra un ottimo controllo di placca e igiene domiciliare.
Una serie di criteri diagnostici ci permettono di pianificare l’immediato posizionamento dell’impianto. Questi criteri sono:
- Ottimo stato di salute sistemica e parodontale del paziente.
- Linea del sorriso bassa.
- Classe I della posizione sagittale della radice secondo la classificazione di Kan.
- Edentulia singola con assenza di evidente perdita ossea degli elementi distali e mesiali.
- Nessun tipo di difetto osseo presente nella dimensione verticale e/o orizzontale.
- Non vi sono segni di lesioni peri apicali ne all’elemento 21 ne sugli elementi adiacenti.
- Ai fini di una corretta pianificazione protesica si evidenzia l’assenza di recessioni gengivali4.
- La forma dentale risulta essere “quadrata”.
- Il biotipo parodontale di appartenenza del paziente risulta essere del tipo “flat and thick” che si riferisce ad una gengiva spessa ed un’architettura gengivale poco festonata.
Il piano di trattamento prevede quindi l’estrazione dell’elemento 21, e l’inserimento di un impianto endosseo tronco conico.
Poiché il “gap” tra la superficie vestibolare dell’impianto e la teca ossea risulta essere maggiore di 2 mm è assolutamente consigliato ai fini di ridurre il riassorbimento osseo postestrattivo del processo cribriforme, inserire del materiale di innesto.
Nel caso specifico è stato utilizzato del materiale di origine bovina (Bioss).
Il tutto viene coperto da un innesto di tessuto epitelio/connettivo prelevato dal palato con tecnica bilaminare. Il nostro innesto infatti viene di-epitelizzato nella porzione che verrà ancorata sotto un piccolo pouch appositamente aperto vestibolarmente e palatamente è molto importante che questo innesto si estenda al di fuori dei limiti dell’aleveolo per poter ricevere l’apporto ematico necessario a garantirne la sopravvivenza.
Una volta completato l’intervento chirurgico un Maryland viene cementato senza preparazione alcuna ai denti adiacenti. In questo caso il pontic comprime il tessuto rientrando circa 2 mm apicalmente al margine gengivale dell’alveolo postestattivo.
Circa 6 mesi dopo l’inserimento dell’impianto viene effettuata con tecnica “pouch-out” la connessione con la vite di guarigione. Dopo pochi giorni viene consegnato il provvisorio che viene lasciato in sede circa 4 mesi. Il paziente esprime il desiderio di chiudere il diastema tra gli incisivi centrali. Una piccola ricostruzione in composito provvede ad aumentare la dimensione orizzontale della corona sull’11. Tutte le informazione del provvisorio vengono poi trasferite al restauro definitivo tramite individualizzazione del transfer di impronta. Prima della consegna della corona definitiva si può apprezzare come siano stati mantenuti inalterati i tessuti molli e duri post-estrazione dell’elemento 21. Una volta consegnata la corona in zirconio-ceramica cementata su abutment in zirconio si effettuano controlli periodici e richiami ogni 4 mesi. La foto finale del sorriso del paziente risale ad 4 anni dalla consegna della corona definitiva.
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Dentista Lazio, Roma
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