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L'importanza della diagnosi differenziale nella burning mouth syndrome

Si presenta alla nostra osservazione una signora, nella sesta decade di vita, che dichiara bruciore continuo alle mucose orali e lingua da alcuni anni, già trattata da altri professionisti, odontoiatri, dermatologi , maxillofacciale e neurologo che concordavano con la diagnosi di Burning Mouth Syndrome ; le terapie proposte variano da vari collutori fino ad arrivare all'utilizzo di benzodiazepine che attenuano la sintomatologia ma con relative complicanze.

L'importanza della diagnosi differenziale nella burning mouth syndrome by Dott. Diego Ruffoni 06-10-2015 2419 visualizzazioni

Si presenta alla nostra osservazione una signora, nella sesta decade di vita, che dichiara bruciore continuo alle mucose orali e lingua da alcuni anni, già trattata da altri professionisti, odontoiatri, dermatologi , maxillofacciale e neurologo che concordavano con la diagnosi di Burning Mouth Syndrome ; le terapie proposte variano da vari collutori fino ad arrivare all’utilizzo di benzodiazepine che attenuano la sintomatologia ma con relative complicanze.

All’anamnesi, la paziente risulta in buona salute, non ricorda ricoveri ospedaliere oltre le gravidanze, presenta ipotirodismo compensato farmacologicamente, lieve sovrappeso, non tollera i latticini e non mangia pesce, non riferisce allergie, porta con se recenti esami ematochimici che rappresentano un lieve stato di anemia sideropenica, proteina C reattiva, C3-C4 nella norma e ANA ENA negativi. Tampone faringeo negativo, esame citologico e microbiologico delle mucose orali negativi.  Attualmente in cura con benzodiazepine in gocce e ormone sintetico tiroideo.

All’esame obiettivo locale presenta un completo edentulismo riabilitato protesicamente con protesi totali mobili congrue e condizioni igieniche delle protesi non ottimali. Le mucose risultano integre e ben umettate; si notano lieve flogosi al palato molle e nel pavimento linguale da probabile compressione protesica e piccole placche bianche asportabili al dorso linguale. Alla palpazione non si rileva nulla di patologico a parte una formazione nodulare di pochi millimetri nella regione latero cervicale destra, sospetto linfonodo reattivo (Richiesta ecografia). Non ricorda l’evento che poi ha scatenato il bruciore. Non sono stati eseguiti patch test allergologici della serie SIDAPA, ma dichiara di essere stata senza protesi per più giorni senza miglioramenti della sintomatologia. Non dichiara alimenti che esacerbano il bruciore a parte il peperoncino rosso che da sollievo alla sintomatologia.

Vista la mancanza di segni clinici obiettivi di altre patologie, escludendo sensibilità o allergia ai materiali protesici  attraverso il non utilizzo delle protesi  e la reazione positiva alla capseicina contenuta nel peperoncino, ci si trova in accordo con il sospetto diagnostico di Burning Mouth Syndrome.

La scarsa igiene delle protesi ci ha indotto ad informare la paziente intorno alla gestione igienica delle sue protesi totali, con il seguente protocollo:

Rimuovere le protesi dopo ogni pasto, spazzolarle energicamente con spazzolino per protesi mobili e detersivo per piatti poi risciacquarle,  lasciarle immerse per un quarto d’ora in soluzione di Amuchina disinfettante che agisce come battericida, fungicida, virulicida, risciacquare accuratamente il tutto e reinserire nel cavo orale senza utilizzare paste adesive per protesi.

Per  le minime  placche al dorso linguale si prescrive un gel di miconazolo al 2% da applicare sulle mucose 3 volte al giorno per 15 giorni senza ingerirlo consigliando anche di mettere qualche goccia sotto le protesi prima di inserirle e visita di controllo a 15 giorni.

Dopo 5 giorni la paziente telefonicamente comunica che i sintomi sono diminuiti quasi scomparsi, spieghiamo di non illudersi, perché le cure spesso danno effetti placebo che sono solo temporanei e  raccomandiamo  di continuare le cure.

Al controllo del quindicesimo giorno le mucose presentano ancora le compressioni da protesi, il dorso linguale presenta un aspetto fisiologico e la paziente dichiara non avere più bruciori.

Al controllo dopo 6 mesi non è presente sintomatologia.

Discussione: evidentemente non si trattava di un caso di Burning Mouth Syndrome ma di un’ infezione funginea sostenuta da miceti; resta da chiarire perché  microbiologico e tampone erano negativi. Con tutta probabilità l’uso da parte della paziente di un colluttorio a base alcoolica e l’abitudine di rimuovere la protesi per alcune ore e quindi la pasta adesiva prima del prelievo microbiologico, hanno contribuito ad abbassare la carica batterica e micotica rendendo l’esame negativo.

Conclusioni: Forse prima di formulare la diagnosi di Burning Mouth Syndrome, potrebbe essere anche indicato un ciclo di terapia antimicotica per arrivare alla corretta diagnosi differenziale.

ParoleChiave: Burning Mouth Syndrome, Bocca Urente, SIDAPA, Capseicina.

Bibliografie:

Colangelo G.E. ,Marino R., Marino R., Marino R., Spadari F. et.al. Esperienza preliminare sull'impiego di capsaicina topica estratta da polvere di peperoncino in un gruppo di pazienti affetti da sindrome della bocca bruciante. Dentista Dentista Moderno. 2009; 2:74-78

M. De Biase, D.Ruffoni, S. Batia, F. Spadari, F. Santoro, Topic oxigen-ozone therapy in dentistry DOCTOR OS, Maggio 2015.



Scritto da Dott. Diego Ruffoni
Mozzo (BG)
Carnate (MB)

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TAG: burning mouth syndrome