Siamo realmente 'ciò che mangiamo' come recita il famoso luogo comune? Secondo un team di scienziati provenienti da Paesi Bassi, Svizzera e Regno Unito, apparentemente è così: essi hanno mostrato che i nostri denti sono letteralmente modellati dal tipo di cibo che decidiamo di metterci in bocca.
15-04-2012 La ricerca condotta dal team mostra come le prove ottenute dai denti possano essere usate per determinare ciò che è stato mangiato da un particolare animale. Questo significa che gli scienziati possono ora fare ricerche sulle diete degli animali selvatici senza bisogno di guardare il contenuto del loro stomaco. Il team afferma inoltre che il loro metodo potrebbe essere usato per studiare le diete di animali estinti come i rettili marini giganti e i dinosauri.
Scrivendo nel Journal of the Royal Society Interface, il team spiega che la ruvidità delle superfici dei denti può rivelare ciò che un animale ha mangiato. Questo mostra che esiste un collegamento stretto tra ruvidità dei denti e dieta, con i denti di animali che si nutrono di cibi duri che presentano superfici più ruvide rispetto a quelli di animali che mangiano cibi morbidi.
Il professor Mark Purnell dell’Università di Leicester, ha commentato: “Fate scorrere la vostra lingua sui denti. Alcuni potrebbero sembrare più ruvidi rispetto ad altri. La domanda a cui stiamo cercando di dare una risposta è se sia possibile usare la ruvidità delle punte dei denti, consumate dal contatto con il cibo, per capire ciò che un animale ha mangiato? Ma prima di poter iniziare a rispondere a questa domanda, ci dobbiamo chiedere: cos’è la ruvidità? Essa è difficile da misurare. Le superfici lisce e ruvide sono intuitivamente facili da distinguere, ma la corteccia di un albero è più ruvida della superficie di una strada? La superficie microscopica del gesso è più ruvida di quella del formaggio? Il confronto risulta difficile.
“Ma la questione è importante. Ad esempio, in seguito all’usura le protesi all’anca diventano più ruvide o più lisce? Se il cilindro di un motore è troppo liscio non tratterrà abbastanza olio sulla sua superficie, causando attrito e portando al grippaggio, ma quanto liscio è il troppo liscio? Allo scopo di fornire una risposta a domande come questa, gli ingegneri per decenni hanno lavorato a modi per misurare la ruvidità. Ora si stanno sviluppando standard internazionali basati su nuovi modi per misurare le superfici in modo molto preciso mediante speciali microscopi 3-D, e in questo studio è stato applicato proprio questo approccio ai denti.”
Questi nuovi metodi metteranno a disposizione un nuovo modo utile per studiare la dieta dei pesci. Ciò significa che i ricercatori saranno in grado di vedere come dei cambiamenti nella dieta possono controllare la scomparsa di una specie, o l’evoluzione di nuove specie, e risulterà particolarmente utile per lo studio di fossili di animali le cui diete sono difficili da determinare.
Ole Seehausen era il membro del team responsabile dell’identificazione del contenuto dello stomaco. Egli aggiunge: “Con nostra sorpresa abbiamo scoperto che in alcuni casi la ruvidità dei denti è un’indicazione più affidabile della dieta rispetto all’osservazione dello stomaco di un pesce, poiché il contenuto dello stomaco dice soltanto ciò che l’animale ha mangiato nelle poche ore precedenti alla cattura, non ciò che mangia solitamente.”
Fonte - University of Leicester
Scrivendo nel Journal of the Royal Society Interface, il team spiega che la ruvidità delle superfici dei denti può rivelare ciò che un animale ha mangiato. Questo mostra che esiste un collegamento stretto tra ruvidità dei denti e dieta, con i denti di animali che si nutrono di cibi duri che presentano superfici più ruvide rispetto a quelli di animali che mangiano cibi morbidi.
Il professor Mark Purnell dell’Università di Leicester, ha commentato: “Fate scorrere la vostra lingua sui denti. Alcuni potrebbero sembrare più ruvidi rispetto ad altri. La domanda a cui stiamo cercando di dare una risposta è se sia possibile usare la ruvidità delle punte dei denti, consumate dal contatto con il cibo, per capire ciò che un animale ha mangiato? Ma prima di poter iniziare a rispondere a questa domanda, ci dobbiamo chiedere: cos’è la ruvidità? Essa è difficile da misurare. Le superfici lisce e ruvide sono intuitivamente facili da distinguere, ma la corteccia di un albero è più ruvida della superficie di una strada? La superficie microscopica del gesso è più ruvida di quella del formaggio? Il confronto risulta difficile.
“Ma la questione è importante. Ad esempio, in seguito all’usura le protesi all’anca diventano più ruvide o più lisce? Se il cilindro di un motore è troppo liscio non tratterrà abbastanza olio sulla sua superficie, causando attrito e portando al grippaggio, ma quanto liscio è il troppo liscio? Allo scopo di fornire una risposta a domande come questa, gli ingegneri per decenni hanno lavorato a modi per misurare la ruvidità. Ora si stanno sviluppando standard internazionali basati su nuovi modi per misurare le superfici in modo molto preciso mediante speciali microscopi 3-D, e in questo studio è stato applicato proprio questo approccio ai denti.”
Questi nuovi metodi metteranno a disposizione un nuovo modo utile per studiare la dieta dei pesci. Ciò significa che i ricercatori saranno in grado di vedere come dei cambiamenti nella dieta possono controllare la scomparsa di una specie, o l’evoluzione di nuove specie, e risulterà particolarmente utile per lo studio di fossili di animali le cui diete sono difficili da determinare.
Ole Seehausen era il membro del team responsabile dell’identificazione del contenuto dello stomaco. Egli aggiunge: “Con nostra sorpresa abbiamo scoperto che in alcuni casi la ruvidità dei denti è un’indicazione più affidabile della dieta rispetto all’osservazione dello stomaco di un pesce, poiché il contenuto dello stomaco dice soltanto ciò che l’animale ha mangiato nelle poche ore precedenti alla cattura, non ciò che mangia solitamente.”
Fonte - University of Leicester