Non era la prima volta che a Serena capitava di svegliarsi d’improvviso nel cuore della notte con nella testa una specie de ronzio, un rumorino sordo e nel contempo acuto come quello che veniva fuori da un vecchio disco a 45 giri fatto girare a 78.
Sebbene il fatto la lasciasse sempre un poco stupita, non gli aveva attribuito gran peso. Questa volta però le pareva che il ronzio si concretasse di quando in quando in parole di senso compiuto o addirittura in frasi.
Le vennero subito in mente gli extraterrestri. Ecco! Stava per essere rapita dagli alieni! Si stavano solo consultando per consumare il tentativo… Balzò giù dal letto agguantando una gruccia per gli abiti e, brandendola a mo’ di spada, si guardò attorno ma nella penombra non percepì nulla di nulla. Rimase un poco in ascolto e le parve di udire distintamente: "Scusa eh! Ma puoi farti più in là". Si sedette impietrita sul letto, appena in tempo per sentire una diversa vocina replicare: "Guarda che io sono sul mio! Sei tu che ti stai allargando!".
Serena cominciò ad agitarsi. "Qui ci vuole una bella camomilla! Anzi una camomilla corretta grappa….molta grappa!" pensò e, detto fatto, entrò in cucina e mise sul gas un pentolino d’acqua.
"Te lo dico per l’ultima volta! Stai su dritto e non fare il cascamorto con me! E’ da un po’ che bazzico questi paraggi e so riconoscere un tipo inva-dente" . Serena restò per un bel po’ come fulminata, in piedi col pentolino della camomilla, poi si riscosse. Insieme con la camomilla si tracannò un mezzo bottiglione di Valium e tornò a letto.
La mattina dopo entrò furtivamente in chiesa e gli riuscì di acchiappare il parroco. "Padre! Sento le voci!". Il sant’uomo pensò tra sé: "…e non sei mica l’unica, cara mia! Sapessi quanti ce ne sono!" ma non disse altro che: "Accomodati cara e raccontami tutto". Serena non se lo fece ripetere e cantò come un usignolo. Il parroco dal canto suo, dopo essersi grattato a lungo, pensosamente, la pera, sbottò: "Qui ci vuole una bella benedizione tripla rinforzata. Potrei adattare la formula che uso per benedire gli animali alla festa di Sant’Antonio Abate. Se funziona per l’afta epizootica andrà benissimo anche per le voci."
Quando Serena uscì di chiesa era un’altra donna, era serena di nome e di fatto e questo stato di grazia durò fin dal giornalaio quando, mentre cercava la moneta, sentì: "Certo che sei un tipo intrapren-dente tu! Non mi dai un attimo di pace: sempre qui a tampinarmi!" "Mon Dieu cherie…" rispose la vocina "mais je t’aime!". "Non parlare in francese, per favore! Sai che non sopporto queste smancerie! Se continui ti becco in mezzo agli occhi con un corpo contun-dente! E cerca di non strusciarti troppo: stai al tuo posto!"
Serena impiegò dieci minuti per digitare il 118 e quando arrivò l’ambulanza riuscì solo a dire "ma…ma…pe….pe…no..no.." I volontari si guardarono in faccia e, visto lo stato confusionale, caricarono Serena e si diressero in ospedale. Al pronto soccorso la rivoltarono come un calzino e già che c’erano gli fecero anche un clistere. Dopo una mezz’oretta di tira e molla le dissero: "Signora, si guardi un po’ questa radiografia" Serena, aguzzò la vista e, meraviglia delle meraviglie, vide due denti che anziché stare al posto loro prescritto dai Vangeli e cioè piantati nella mandibola, se ne stavano stravaccati uno di fronte all’altro, tete à tete per così dire, da parere due colombacci in amore.
"Ma dottore…" disse Serena "non vorrà mica farmi credere che …" . "Certamente", rispose il medico, "e mi sembra anche più facile da mandar giù che la storia degli extraterrestri!" "Ma pensa…", esclamò Serena, "c’ho i denti in fregola!" Le parve quasi di avvertire un moto di tenerezza nei loro confronti, ma si riscosse subito; la ragionevolezza prevalse e pensò: "qui bisogna fare qualcosa se no questi due qui mi sfracellano i maroni fino al giorno del giudizio! Domani vado dal dentista!"
Ma il dentista non sembrava intenzionato ad occuparsi del caso; pensava: "Ma guarda te se per quei miseri quattro miliardi di dollari che sì e no mi frutterà questo intervento devo rischiare di spaccargli la mandibola o di rovinarle qualche nervo….no! ...no!..non se ne fa nulla!" "Signora", le disse, "purtroppo la mia religione mi permette di estrarre solo denti dritti, quindi non posso fare nulla per lei. Si rivolga altrove."
La povera Serena contattò decine di professionisti senza cavare il ragno dal buco, pardon! Il dente dall’alveolo ed era già decisa a sopportare per saecula saeculorum quei due rompiballe. Fino a che arrivò ad una Azienda Sanitaria pubblica di rilievo nazionale e di alta specializzazione, dove trovò dei medici del tipo "mission impossible" che, dai e dai, tira e molla, riuscirono a toglierle i due intrusi.
"Sono felice!" disse Serena al chirurgo che le medicava la ferita "però un poco mi spiace…in fondo erano di compagnia" "Se vuole glieli rimetto Signora!" sorrise il medico. "Nun ce provà!" rispose Serena "Nun ce provà!" . . . . .
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Alcune fasi dell’intervento chirurgico in anestesia locale |
Dentista Campania, Napoli
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Dentista Sicilia, Catania
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Dentista Lazio, Roma
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Dentista Marche, Pesaro Urbino
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Dentista Calabria, Cosenza
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