Estratto da: Medicina Metropolitana; anno secondo, n° 2, giugno 2008, pagg. 22-23
Intervista al Dr. Sergio Audino - Presidente della Società Italiana di Ricerca sulle Disfunzioni delle Articolazioni Temporo-Mandibolari e Fisiopatologia Cranio-Cervicale
Realizzare una Protesi Odontoiatrica non significa solo sostituire dei denti, come spesso si è portati a credere. Il Paziente, il più delle volte, pensa che la riabilitazione protesica odontoiatrica, sia una tecnica semplice e, soprattutto, rapida e si meraviglia già quando ai primi appuntamenti, datigli dallo studio dentistico, gli viene comunicato il suo “Piano Terapeutico”, fatto di numerosi incontri e di complessi interventi. Spesso l’odontoiatra legge sulle labbra del proprio paziente espressioni del tipo: “...ma non ha già pronta la mia protesi?”. Quasi come se le protesi fossero “fabbricate in una catena di montaggio”, ed adattate successivamente alla bocca, ai denti, alla gengiva, integrandosi però mirabilmente e perfettamente per forma, colore, estetica e funzione, alla bocca dei nostri Pazienti. Le cose realmente stanno in termini un po’ diversi.
Iniziamo a chiarirli, intervistando il Dr. Sergio Audino che da oltre trenta anni si occupa di Riabilitazioni Protesiche Avanzate, anche in Pazienti con esiti di gravi disfunzioni dell’Apparato Masticatorio.
D) Cosa è una Protesi Odontoiatrica?
R) La Protesi, come in qualunque branca della Medicina, mira a sostituire un’organo o una parte anatomica mancante o alterata, garantendone una corretta funzione (protesi cardiaca, ortopedica, etc...) ed una valida estetica (protesi mammaria, protesi del padiglione auricolare, etc...). La protesi odontoiatrica in particolare, ha la finalità di sostituire i denti mancanti e le loro strutture associate (gengive, parodonto, radice implantologica, cresta ossea, etc...), con varie tecniche (mobile, fissa, adesiva, cementata, implantologica, overdenture, etc...), restituendo all’apparato masticatorio, non solo la migliore estetica, ma soprattutto la sua migliore funzione, estendendola anche agli appena recuperati equilibri: muscolare, osseo ed articolare (ATM = Articolazioni Temporo Mandibolari), del distretto Cranio-Mandibolare.
D) Quindi perdere dei denti, qualunque ne sia la causa, può modificare la funzione masticatoria el’equilibrio cranio-mandibolare e muscolare, osseo e delle Articolazioni Temporo Mandibolari?
R)La perdita anche di un solo dente, è già sufficiente ad attivare un processo “a cascata”, idoneo a generare squilibri evolutivi all’apparato masticatorio. La zona rimasta edentula diventa rapidamente uno spazio disponibile per la parziale migrazione dei denti contigui, che inclinandosi modificano il loro asse, variando i contatti dentali funzionali con i denti antagonisti, che a loro volta, in mancanza del dente assente, possono estrudersi (allungarsi) innescando una serie evolutiva di ulteriore modificazione dei precedenti equilibri. Nel caso in cui vengano persi più elementi dentali, tale processo è di più estesa e grave proporzione.
D) Quindi la protesi odontoiatrica non ha la esclusiva finalità di sostituire il dente o i denti mancanti, ma anche di ricreare un equilibrio della funzione masticatoria,
sovrapponibile a quello preesistente?
R) Certo è proprio così! Spesso si parla di “protesi”, usando il termine di “Restaurazione Protesica”. Linguisticamente il termine manifesta il concetto di “rimettere nelle condizioni originarie, rifacendo o rimettendo a nuovo parti mancanti”. Ciò è vero in protesi odontoiatrica solo fino ad un certo punto, in quanto la perdita precedente di elementi dentari (che si presuppone parlando di protesi), comporta una modifica dei contatti di chiusura e delle relazioni funzionali tra i denti delle due arcate e quindi delle relazioni anatomiche e funzionali ossee (mandibola-mascellare superiore), articolari (ATM vertebre cervicali), muscolari (muscoli cranio-cervico-facciali). Ciò avviene proprio come potrebbe avvenire ai cardini delle cerniere di una porta, nel caso in cui la porta vada a toccare il battente del telaio solo in alto o in basso, entrando in torsione nel momento in cui la si solleciti ulteriormente, al fine di completarne la chiusura. Anche i muscoli del viso, delle tempie, del collo e della zona cervicale, spesso proprio per una cattiva chiusura dei denti, possono provocare al paziente fastidiosissimi disturbi, come: mal di testa (cefalea), frontale o temporale, dolori cervicali, difficoltà alla deglutizione, dolori all’orecchio, abbassamento dell’udito, fischi, ronzii, capogiri, formicolio o addormentamento (parestesie) al collo o alle spalle o tensioni dei muscoli degli stessi distretti. E’ chiaro che, se lo schema di chiusura dei denti originariamente esistente è stato cambiato, per la perdita di elementi dentari, protesizzare non significa solo aggiungere dei denti, cioè restaurare, perché ciò manterrebbe una posizione errata dei contatti dentali e di tutta la mandibola, mantenendo uno stato di “Posizione Patologica”, che anche se preliminarmente asintomatica, può diventare sintomatica nel tempo, proprio per la graduale riduzione dei “poteri di adattamento” del nostro organismo. Anzi il “momento protesico”, senza il ripristino degli opportuni riequilibri, può rappresentare l’idoneo motivo scatenante, atto a fare esibire una patologia fino a quel momento silenziosa. Ciò vale evidentemente solo nel caso in cui il paziente venga protesizzato, senza riprogrammare la sua chiusura dentale ed i suoi equilibri cranio-mandibolari. Infatti, nella maggior parte dei casi, la perdita di elementi dentali modifica gli equilibri muscolari ed osteo-articolari dell’apparato masticatorio. Protesizzare non significa neanche “ricostruire” intendendo linguisticamente con questo termine “costruire di nuovo”, anche se almeno questo termine, a differenza del termine “restauro” non da per certa la bontà iniziale dello “status orale”, ma anzi implica un fatto creativo, forse anche migliorativo.
D) Quale è allora il termine più corretto ed idoneo per chiarire le finalità terapeutiche di una protesi odontoiatrica?
R) Preferisco usare il termine “Riabilitazione Protesica”! Infatti in un paziente a cui mancano uno o più denti, da poco o da tanto tempo (soprattutto nelle edentulie datanti da tempo!) non c’è nulla da “restaurare” o “ricostruire” ma bisogna effettuare una vera e propria “riabilitazione protesica”, e ricondurre il paziente alla corretta funzione masticatoria ed a tutte le altre funzioni ad essa connesse (deglutizione, fonazione, etc).
La protesi deve risultare quindi, un mezzo non solo di sostituzione ma anche di “riabilitazione” di tutto il sistema stomatognatico (stoma = bocca; gnathos = mascella). Lo specialista infatti deve mirare ad una “integrazione biologica” del manufatto protesico, non solo con gli altri denti del paziente, con la sua gengiva, etc, ma con l’intero apparato muscolare e articolare (Articolazione Temporo Mandibolare) del Distretto Cranio-Mandibolo-Cervicale. Bisognerà pertanto intercettare, con sofisticate tecniche diagnostiche convenzionali e strumentali (Elettrognatografia, Elettrosonografia, Elettromiografia, Rx del cranio in varie proiezioni, etc...) gli equilibri articolari e muscolari, e riprogrammarli secondo le esigenze richieste dal singolo caso clinico. Dopo avere ricreato questi equilibri, sarà possibile successivamente procedere alla “Riabilitazione Protesica”, che condurrà finalmente ad uno stabile e duraturo equilibrio dei contatti dentali.
D) Una “Riabilitazione Protesica” così effettuata è molto costosa?
R) La risposta è no! Infatti effettuare una “Protesi Odontoiatrica” senza attenersi a questi principi, equivale ad avere effettuato una prestazione odontoiatrica incompleta. Effettuare una “Riabilitazione Protesica” rispettando degli equilibri funzionali cranio cervico-mandibolari non è semplice, ma non è impossibile! Anzi ciò è dovuto ai nostri pazienti, che forse comprenderanno meglio, solo successivamente, l’impegno e il tempo che avremo dedicato alla loro “protesi” ed alla loro bocca, ma ne godranno serenamente i benefici estetici e funzionali a lunga scadenza.
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