Estratto da: Medicina Palermo - Primo Contatto Editore n° 2 anno 1994
Esiste una precisa relazione tra Gravidanza , Postura e Disfunzioni Cranio-Cervico-Mandibolari (D.C.C.M.).
Intervista al Dott. Sergio Audino, Presidente della Società Italiana di Ricerca sulle Disfunzioni delle Articolazioni Temporo Mandibolari e Fisiopatologia Cranio-Cervicale. (S.I.D.-A.T.M.)
D/ Che nesso esiste tra la Gravidanza e le Disfunzioni Cranio-Cervico-Mandibolari (D.C.C.M.)?
R/ La gravidanza comporta una serie di modificazioni evolutive ed adattative, che coinvolgono l’intero corpo femminile, fin dai primi giorni dopo il concepimento.
Queste modificazioni e adattamenti, riguardano la biochimica, l’anatomia, la fisiologia della donna gravida fino al momento del parto.
Successivamente al parto, inizia un altro più rapido fenomeno modificativo e adattativo, che mira ad effettuare il percorso inverso.
Lentamente e gradualmente, nel corso di circa nove mesi, il corpo femminile aveva accettato e compensato varie modificazioni sui vari organi ed apparati .
Dopo il parto, nel giro di poche ore per alcuni parametri e di alcuni giorni o mesi per altri, deve essere riprogrammato un engramma di equilibri e funzioni eguali o simili a quelli precedenti la data del concepimento.
Nel caso in cui esistano delle “Condizioni Predisponenti” , ovvero i “Poteri di Adattamento Biologico” non siano adeguatamente compensativi, questo lungo periodo di circa quindici mesi, di cui nove di gravidanza e cinque sei di post-partum, può scatenare una Disfunzione Cranio-Cervico-Mandibolare fino ad allora silente.
D/ Come può avvenire ciò nella donna gravida?
R/ Da Odontoiatri sappiamo, che la gravidanza rappresenta un momento in cui, per la variazione di delicati equilibri biochimici, ormonali e comportamentali (dietologici), si crea il presupposto di una serie di Patologie dell’Apparato Masticatorio, riguardanti soprattutto i tessuti parodontali (di sostegno) e quelli dentali.
Queste patologie conosciute e documentate nel ben noto capitolo odontoiatrico delle “Parodontopatie Gravidiche” e in quello epidemiologico della “Cariologia”, possono colpire con maggiore frequenza statistica, il sesso femminile in questo delicato periodo della vita.
Ma questo presupposto di instabilità dell’Apparato Masticatorio, si accompagna ad una serie di modifiche posturali, della colonna vertebrale, che per compensare il peso del feto contenuto nell’utero, inarca la schiena accentuando la curva lombare e quella cervicale, innescando una serie di coinvolgimenti muscolari che possono causare in senso “Ascendente”, una variazione dei rapporti spaziali tra la mandibola ed il cranio, (Vedi anche l’Articolo dello stesso Autore , presente sullo stesso portale ,dal titolo; Problemi Vertebrali, Scoliosi : Andiamo dal Dentista).
D/ Ciò significa che variando la postura in qualunque soggetto, e quindi anche nella donna gravida, può essere influenzata la posizione mandibolare ,dando luogo anche ad una modifica dei contatti dentali?
R/ Certamente. Anzi questo in passato è stato argomento di Studio e di Ricerca della S.I.D.-A.T.M., la Società Medica che presiedo, in collaborazione con alcuni Centri di Ostetricia e Ginecologia, i cui risultati sono stati presentati a Venezia nell’anno 1992 , in occasione del “Closed Meeting “ della A.S.P.,Associazione Interdisciplinare di Studio su Occlusione , Postura e Rachide e successivamente pubblicati.
E’ provato che i contatti dentali interocclusali variano , con il modificarsi della postura.
Ciò è motivato dalle strette e fini correlazioni neuromuscolari nonché osteoarticolari, esistenti nel Distretto Cranio-Cervico-Mandibolare.
Chiunque può valutarlo empiricamente , flettendo e subito dopo estendendo appena un po’ la testa ed il collo, identificando una differenza tra i contatti dentali intermascellari esistenti in queste due posizioni , come anche in tutte quelle altre posizioni intermedie o estreme , raggiungibili con i movimenti del rachide cervicale e del cranio.
Tali circostanze possono aggravare la sofferenza parodontale pre-esistente e presente in quasi tutte le puerpere, conducendo frequentemente alla mobilità di alcuni elementi dentali ed elevando il rischio della perdita di qualche dente durante la gravidanza.
Infatti il trauma occlusale , - generato dalla anomala chiusura dei denti - , ingenerato dalla variazione posturale e la malattia parodontale ( ove presente ), tendono ad incrementarsi a vicenda.
D/ Ma perché le Disfunzioni delle Articolazioni Temporo-Mandibolari possono aumentare di frequenza in gravidanza?
R/ Le modificazioni posturali presenti nella gravida variano i contatti dentali, perché viene a modificarsi la funzione dei muscoli del Distretto Cranio-Cervico-Mandibolare, è ciò genera un coinvolgimento dell’assetto spaziale della mandibola nei confronti del cranio, e quindi dei reciproci contatti dentali intermascellari .
Quindi non è sulla donna indenne, - dal punto di vista della salute dell’Apparato Masticatorio (denti, parodonto, muscoli, articolazioni, etc) - , che possono manifestarsi in gravidanza o subito dopo il parto delle Disfunzioni delle Articolazioni Temporo-Mandibolari (A.T.M.), ma su quelle con patologie preesistenti , anche se non note e asintomatiche o con pochi sintomi (cefalea, cervicalgia, scatti o rumori articolari delle A.T.M. click, limitazione dei movimenti di apertura della bocca, o dolore durante gli stessi, abbassamento dell’udito o fischi e ronzii, capogiri, parestesie agli arti superiori, etc).
La variazione della postura corporea e di quella mandibolare, possono scatenare una D.C.C.M. che altrimenti si sarebbe manifestata dopo molto tempo, o mai.
E’ implicito che la gravidanza rappresenta il momento meno propizio nella vita della donna , per rischiare di incorrere in una disfunzione di questo tipo, anche perché il “coefficiente stress” può aumentare in gravidanza, e questo rappresenta un ulteriore motivo etiopatogenetico di rischio.
Inoltre nello Studio già citato , presentato alla A.S.P. a Venezia nel 1992, veniva esaminato il ruolo della “Relaxina” che è un ormone “artrofilo non selettivo”, che viene secreto negli ultimi mesi di gravidanza, la cui finalità è quella di aumentare la elasticità delle articolazioni del bacino per facilitare il parto, che agisce indiscriminatamente su tutte le articolazioni, incentivandone una maggiore lassità funzionale o parafunzionale.
Ciò ingenera oltre che il noto rischio di slogature degli arti inferiori a cui le puerpere vanno facilmente incontro, anche una maggiore lassità delle due A.T.M. che sotto l’azione dei vari altri fattori predisponenti già citati, può elevare notevolmente il rischio di una Disfunzione di questo distretto.
D/ Come può essere fatta prevenzione in questi casi?
R/ Come sempre la prevenzione può evitare o limitare i danni che una patologia può procurare.
E’ evidente che una diagnosi precoce, o meglio una “Indagine Diagnostica Intercettiva”, effettuata in data precedente all’inizio della gravidanza, può evitare o limitare, con l’uso degli “opportuni mezzi terapeutici ”, l’effetto di una tale disfunzione, il cui insorgere è indubbiamente inopportuno in un periodo così delicato nella vita di una donna.
D/ Se il concepimento fosse già avvenuto, eventuali Indagini Diagnostico Strumentali, possono risultare dannose alla donna e all’embrione o al feto?
R/ In questa circostanza evidentemente verrebbero escluse tutte le metodiche che fanno uso di radiazioni ionizzanti.
Mentre le Indagini Diagnostiche Semeiotiche Convenzionali e quelle Strumentali che fanno esclusivamente uso della Elettromiografia, della Sonoartrografia, della Elettrognatografia e della Assiografia, non sono assolutamente né invasive , né dolorose, né dannose per la donna e per il suo bambino.
Tali metodi Diagnostici Strumentali, oltre a permettere la istruzione di un piano terapeutico preventivo e preliminare, finalizzato ad annullare o ridurre drasticamente i rischi di insorgenza di una Disfunzione durante la gravidanza, permettono anche di effettuare un valido monitoraggio del Caso Clinico durante e dopo il periodo gravidico.
D/ Quindi nel caso in cui venisse Intercettata una D.C.C.M. in una donna gravida , la reale terapia dovrebbe essere rimandata?
R/ Effettuata la diagnosi di una D.C.C.M. in una gravida , dopo aver valutato opportunamente il grado della disfunzione , è sempre preferibile utilizzare delle metodiche terapeutiche di "Stabilizzazione del Caso Clinico “ e rimandare sia la rivalutazione del Caso , che la terapia al post-partum , quando sarà stato recuperato un momento di maggire serenità emotiva ed un adeguato ed accettabile assetto della postura.
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