Le tecniche per sostituire i denti mancanti sono varie e tutte sostanzialmente valide. Quelle che propongono denti fissi si avvalgono o del sacrificio di denti naturali o dell’uso di impianti. Nel caso dei denti naturali, questi vengono ridotti di dimensioni e ricoperti con corone divenendo così capaci di sostenere anche i denti vicini mancanti. Oppure, quando non vi sono denti a cui ancorarsi o non si vogliono coinvolgere denti naturali, si ricorre all’implantologia.
Nel grande mare dell’implantologia, vorrei dare al lettore profano qualche cenno relativamente ad una metodica in particolare, il così detto "carico immediato", che consente di evitare al paziente lunghe attese e diverse sedute chirurgiche.
Occorre precisare che questa tecnica non è proponibile a tutti i pazienti ma, eseguito un serio esame preliminare dello stato di salute del paziente, del suo stato emotivo, delle condizioni ossee mediante adeguati esami radiografici, uno studio del suo cavo orale mediante modelli di gesso ed altro ancora, si può arrivare a proporla.
Le persone che possono usufruirne sono diverse, ma risulta a mio avviso principalmente utile per:
- gli edentuli dell’arcata inferiore da lungo tempo
- pazienti con denti mobili paradentosici irrecuperabili
- pazienti dei due quadri precedenti ma particolarmente fobici: questi vengono trattati in sedazione cosciente dove lo stato di ansia viene controllato farmacologicamente
Queste categorie, oltre ad altre che per brevità non vado ad approfondire, sono quelle che maggiormente traggono vantaggio dalla metodica.
Vediamo una breve descrizione della sequenza degli eventi:
Al mattino il paziente, che è stato studiato e preparato in precedenza, entra in studio e, dopo una fase di preparazione farmacologica per renderlo particolarmente sereno, viene iniziato l’intervento.
Dopo circa due ore, sono stati posizionati i 5 o 6 impianti precedentemente pianificati. Quindi viene presa intraoperatoriamente l’impronta di lavoro e consegnata al tecnico che letteralmente corre nel suo laboratorio per cominciare a costruire una protesi in resina all’interno della quale è annegata un’anima di metallo. Perché il tutto riesca è necessario che gli impianti abbiano una eccellente stabilità primaria. In altre parole occorre che siano molto fissi. A questo punto, dopo aver messo le viti di guarigione e aver suturato i lembi gengivali, il paziente viene congedato. Nostra abitudine è somministrare del cortisone ed un antidolorifico per via endovenosa che riduce notevolmente il dolore ed il gonfiore post-operatorio.
Di norma si invita il paziente a ritornare alle 18.00 per ricevere una protesi in resina con rinforzo metallico che viene avvitata agli impianti posizionati al mattino. E’ importante che la protesi sia rigida e che quindi abbia un’anima di metallo perchè gli impianti devono essere assolutamente solidalizzati tra di loro. Infatti escursioni anche minime porterebbero portare alla perdita degli impianti stessi. Grazie ai denti fissi che il paziente viene ad avere e al gonfiore e dolore quasi assenti perchè controllati dai farmaci antidolorifici, alla sera normalmente è possibile cenare. Con cibi morbidi, ma si può cenare.
Nei giorni successivi sarà sufficiente un controllo della ferita che deve essere mantenuta disinfettata. Dopo 15 giorni vengono tolti i punti di sutura. Durante questo periodo il paziente ha potuto mangiare e continuare le sue attività in modo normale.
Dopo 4/6 mesi, verrà consegnato un nuovo apparecchio protesico fisso, ma questa volta nella sua versione definitiva ed avvitato sugli impianti che in questo periodo si saranno definitivamente legati all’osso (osteointegrati).
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Un caso di carico immediato con valutazione radiografica e clinica
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