Per un corretto posizionamento implantare alle volte è necessario ripristinare la naturale morfologia dell'osso ricevente. Spesso, infatti, ci si trova davanti a deficit ossei che possono essere in senso verticale (pneumatizzazione del seno mascellare, nervo alveolare inferiore superficializzato a causa di un riassorbimento osseo a livello della cresta, deiscenze postestrattive, emergenza del nervo mentoniero), orizzontale (carenza ossea trasversale, deiscenze postestrattive, anatomia sfavorevole della cresta ossea) o associati, che impediscono l'applicazione dell'impianto.
In questi casi bisogna ricorrere a particolari operazioni come la rigenerazione dell'osso, il rialzo del seno mascellare, lo splitting crest e gli innesti di osso autologo.
Per ridurre i costi biologici della riabilitazione (ad esempio prelievi ossei, dolore, inabilità temporanea, etc.), i tempi della realizzazione della terapia e non ultimi i costi economici, esiste un'alternativa: la protesi fissa con estensione supportata da impianti, secondo la quale è possibile sostituire tre denti con due impianti e un'estensione.
Nelle persone completamente prive di denti per sostituire un'intera arcata si può procedere all'applicazione di cinque-sei impianti con due estensioni bilaterali (secondo la tecnica denominata “Toronto Bridge”, ideata dalla scuola scandinava di Branemark).
E' necessario però che lo specialista, nella progettazione della protesi, sia particolarmente attento ad evitare problemi di eccessivo carico delle estensioni, controllandone la forma, le dimensioni, i materiali della protesi fissa e degli impianti. In caso contrario queste estensioni potrebbero portare a complicanze tecniche a carico della protesi (frattura del rivestimento estetico o svitamento/frattura della vite di connessione) e degli impianti di supporto (riassorbimento osseo perimplantare dovuto a stress biomeccanico).
Pertanto tutte le volte che è necessario sostituire con una protesi tre o più denti e si procede all'applicazione di impianti, è possibile utilizzare la tecnica dell'estensione che ho spiegato prima. Essa permetterà di risparmiare tempo, denaro ed evitare di effettuare manovre come il rialzo del seno o innesti ossei per carenza di supporto, interventi che potrebbero risultare dolorosi oltre che onerosi.
La prognosi a medio/lungo termine di queste protesi appare del tutto sovrapponibile a quella delle protesi parziali fisse su impianti senza estensioni: i relativi tassi di sopravvivenza implantare, superiori al 93% dopo 10 anni, sono molto confortanti.
In questi casi bisogna ricorrere a particolari operazioni come la rigenerazione dell'osso, il rialzo del seno mascellare, lo splitting crest e gli innesti di osso autologo.
Per ridurre i costi biologici della riabilitazione (ad esempio prelievi ossei, dolore, inabilità temporanea, etc.), i tempi della realizzazione della terapia e non ultimi i costi economici, esiste un'alternativa: la protesi fissa con estensione supportata da impianti, secondo la quale è possibile sostituire tre denti con due impianti e un'estensione.
Nelle persone completamente prive di denti per sostituire un'intera arcata si può procedere all'applicazione di cinque-sei impianti con due estensioni bilaterali (secondo la tecnica denominata “Toronto Bridge”, ideata dalla scuola scandinava di Branemark).
E' necessario però che lo specialista, nella progettazione della protesi, sia particolarmente attento ad evitare problemi di eccessivo carico delle estensioni, controllandone la forma, le dimensioni, i materiali della protesi fissa e degli impianti. In caso contrario queste estensioni potrebbero portare a complicanze tecniche a carico della protesi (frattura del rivestimento estetico o svitamento/frattura della vite di connessione) e degli impianti di supporto (riassorbimento osseo perimplantare dovuto a stress biomeccanico).
Pertanto tutte le volte che è necessario sostituire con una protesi tre o più denti e si procede all'applicazione di impianti, è possibile utilizzare la tecnica dell'estensione che ho spiegato prima. Essa permetterà di risparmiare tempo, denaro ed evitare di effettuare manovre come il rialzo del seno o innesti ossei per carenza di supporto, interventi che potrebbero risultare dolorosi oltre che onerosi.
La prognosi a medio/lungo termine di queste protesi appare del tutto sovrapponibile a quella delle protesi parziali fisse su impianti senza estensioni: i relativi tassi di sopravvivenza implantare, superiori al 93% dopo 10 anni, sono molto confortanti.
Dentista Lazio, Roma
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