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Implantologia

Indicazioni all'implantologia e breve spiegazione sulle tecniche e i risultati

by Dott. Bruno Marcelli 21-12-2007 10527 visualizzazioni

Cos’è l’IMPLANTOLOGIA e chi può sottoporsi a questa metodica?

 

Il ripristino degli elementi perduti per carie, malattia parodontale, traumi o mancanti per agenesia, è stato sempre un obiettivo dell’Odontoiatria antica e moderna. Gli antichi Maya ricorrevano all’impianto, all’interno dei mascellari, di pezzi di conchiglia, gli etruschi univano, con sottili fili d’oro, i denti perduti a quelli artificiali. Nel medio evo si ricorreva a tecniche di trapianto da un individuo all’altro, naturalmente con nessun successo, viste le conoscenze dell’epoca riguardo la compatibilità tra tessuti. L’era moderna ha visto affermarsi dapprima i ponti in resina o ceramica, adesso l' implantologia ha, in parte, soppiantato anche queste metodiche. Gli impianti possono sostituire il singolo elemento, ma anche tutti gli elementi di un’arcata, anche insieme a denti presenti, sempre che siano in buono stato. L’intervento si effettua in anestesia locale e si posiziona l’impianto, in titanio, nell’osso, perforandolo con delle punte molto taglienti. La procedura termina con la sutura. La durata di questa fase è di circa 15-20 minuti. Il paziente necessita di 2-3 giorni di riposo, poiché nel periodo susseguente all’intervento, di solito nelle prime 24 ore, può esserci un po’ di gonfiore nella zona di intervento. Questo si riassorbe in pochi giorni. Nella maggior parte dei casi, già dopo 48 ore si può tornare alle normali occupazioni. In 2-3 mesi, nella mandibola, o 3-6 mesi, nel mascellare, l’ impianto si lega intimamente all’osso. Si può procedere con la fase protesica per rimettere gli elementi mancanti.

 

 

Ed in caso di mancanza di tutti i denti?

 

Le protesi mobili totali (dentiere) sono un valido aiuto protesico, ma è noto che la funzionalità non è mai al 100%. Per quanto attiene alla fonazione e all’estetica, poi, difficilmente il paziente raggiunge un buon grado di soddisfazione. Negli Stati Uniti le persone con questo tipo di protesi sono chiamati “invalidi orali”, proprio per queste difficoltà. In caso di protesi ben confezionate si può raggiungere il 75% di funzionalità alla consegna, che diminuisce, comunque, nel tempo. Gli impianti possono sostituire il singolo elemento, ma anche tutti gli elementi di un’arcata, sempre che sussistano le condizioni adeguate di osso disponibile. Un’altra soluzione, per chi non vuole sottoporsi ad interventi lunghi o costosi, sia per l’età che per altre patologie preesistenti, è quella di inserire pochi impianti, 4-6 al massimo, che supportano la protesi mobile, anche preesistente. In questo caso la protesi viene ancorata con “barre” o anche con “ancorette”, bottoni simili agli automatici. Queste soluzioni garantiscono una stabilità al 100%, aumentando la sicurezza e la soddisfazione dei pazienti.

 

 

Tutti possono sottoporsi all’implantologia?

 

Come in ogni pratica chirurgica ci sono delle controindicazioni. Quelle di carattere generale riguardano i soggetti con diabete non compensato, malattie epatiche, soggetti irradiati da pochi mesi per la cura di patologie tumorali, forti fumatori, soggetti con igiene orale scadente, cardiopatici non compensati. Quelle di carattere locale riguardano la quantità e la qualità di osso disponibile, anche se con tecniche chirurgiche adeguate, alla portata solo di chirurghi odontoiatrici di alta specializzazione, costituiscono dei problemi superabili. Le zone più a rischio sono le zone posteriori della mandibola e le zone posteriori del mascellare, per la presenza di limitanti anatomiche.

 

 

Gli impianti hanno una durata?

 

La durata di un impianto dipende da vari fattori. A parte la capacità dell’operatore e la qualità e quantità dell’osso, altri fattori sono determinanti, quali: una buona igiene orale e di vita e ridurre il più possibile l’abitudine al fumo (non fumare è meglio!!). Come tutte le pratiche chirurgiche, esistono percentuali di insuccesso, variabili dal 2 al 10% dopo 10 anni, secondo la fonte delle statistiche.

 

 

E se la quantità e la qualità ossea non sono eccellenti?

 

Anche in questi casi si possono inserire impianti. Nei casi di quantità insufficiente, le tecniche di rigenerazione e di innesto osseo consentono l’inserimento di impianti nella maggior parte dei casi. Nei casi di scarsa qualità, gli impianti vengono inseriti con tecniche diverse, semplici e consensuali all’intervento. Unico limite è l’osso troppo rarefatto, che, comunque, di solito, si trova nelle zone superiori posteriori al primo molare, laddove inserire impianti è speso inutile.

 

 

L’implantologia è alla portata di tutti i dentisti?

 

I professionisti abilitati all’odontoiatria possono, con un’adeguata preparazione, essere buoni implantologi. Risolvere casi in cui manca un solo elemento è alla portata di molti dentisti. Casi più complessi, quali la riabilitazione di interi settori, richiedono una esperienza di grado più elevato che di solito raggiungono quei specialisti che si dedicano prettamente alla chirurgia odontoiatrica.

 

 

Quanto tempo passa tra l’estrazione del dente è l’inserzione di un impianto e tra questo e la protesi?

 

Dopo l’estrazione del dente, di solito sono sufficienti 8 settimane per avere osso di sufficiente qualità, ma nella maggior parte dei casi si può inserire un impianto immediatamente dopo l’estrazione. In questa maniera si riducono le fasi chirurgiche ad una soltanto. Il dente, provvisorio ha bisogno di un impianto ben saldo nell’osso, quindi se le condizioni lo consentono, il provvisorio può essere messo immediatamente, nel momento dell’inserimento dell’impianto. Quest’ultima è una tecnica di recente acquisizione, ma da ottimi risultati, con conseguente effetto psicologico positivo.

 

 

E’ difficile pulire i denti sostenuti da un impianto?

 

La tecnica di spazzolamento è la medesima che nei denti naturali. Un impianto ha, però, difese diverse da un dente naturale, sicchè i controlli debbono essere regolari, ogni sei mesi, onde evitare l’insorgenza di complicanze.

 

I presidi di pulizia sono costituiti quindi dal filo interdentale, dallo spazzolino e dallo scovolino.

 

  • Il filo interdentale tiene pulite le zone tra un dente e l’altro, siano essi naturali o artificiali
  • Lo spazzolino rimuove i residui dalle superfici degli elementi
  • Lo scovolino è utile per la pulizia tra due elementi di ponte.

 

A questo vanno aggiunti, quale utile complemento, i collutori.

 

Collutori: contengono fluoro, sostanze antinfiammatorie e antiplacca. I primi sono ottimi per i denti in stadio di sviluppo e negli adulti aiutano a prevenire la carie. Quelli antinfiammatori e antiplacca sono più specialistici e vanno usati su precisa prescrizione del dentista, p.e. dopo estrazioni o interventi in bocca o in caso di infiammazioni gengivali.

 

Esistono anche apparecchi elettrici utili nell’igiene orale domiciliare quali gli idropulsori. Sono in grado di garantire un'ottima pulizia senza danneggiare i tessuti molli quali le gengive. Non sostituiscono lo spazzolino.

Scritto da Dott. Bruno Marcelli
Roma (RM)

TAG: implantologia