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Foniatria e odontoiatria

Una breve nota divulgativa sui rapporti tra foniatria ed odontoiatria.

by Dott. Gabriele Floria 26-04-2009 7217 visualizzazioni

I dentisti, soprattutto quelli pediatrici, spesso si trovano di fronte pazienti con problemi fonetici.

 

Le interazioni tra foniatria ed odontoiatria sono note da tempo, John Hunter ne parlava già nel 1750 circa nel suo trattato Storia Naturale dei Denti Umani. La produzione dei suoni articolati è il risultato di un complesso meccanismo centrale e periferico il cui studio è di pertinenza del foniatra e del logopedista affiancati talvolta dal neurologo, tuttavia, proprio per questa duplice componente che chiama in causa anche strutture anatomiche periferiche, riguarda anche l'odontoiatra.

 

L'apparato vocale viene suddiviso per semplificazione didattica in tre componenti:

 

  • Il mantice
  • Il vibratore
  • Il risuonatore (la regione faringea, quella buccale e le cavità annesse)


Il Mantice

 

Nella respirazione calma i polmoni si riempiono per azione dei muscoli inspiratori e si vuotano (non completamente) per un semplice ritorno dei medesimi muscoli in posizione di riposo. Nella fonazione invece l'espirazione è più attiva, ovvero l'aria viene spinta all'esterno dalla contrazione dei muscoli espiratori, tant'è che si parla di soffio fonatorio.
Questo soffio fonatorio non viene sempre prodotto nella stessa maniera: a volte è prodotto per l'abbassamento della gabbia toracica (respiro toracico superiore) nell'espressione vocale semplice e a volte per l'azione dei muscoli addominali (respiro addominale) nella voce di pericolo, di insistenza, e nel comportamento di sforzo vocale.
Naturalmente il soffio fonatorio in entrambi i casi è preceduto da un'inspirazione perché è necessario immagazzinare aria che possa veicolare la nostra voce.

 

Il Vibratore

 

Se noi prendiamo un tubo di gomma e soffiandoci dentro lo stringiamo ad un'estremità sino a far uscire poca aria, otteniamo un suono che cambia in funzione dell'apertura residua del tubo. Questo è ciò che accade nel laringe che rappresenta l'estremità superiore del tubo tracheale fino a che non sfocia nel faringe (parte posteriore della gola). E' formato da cartilagini, legamenti e muscoli ed è ricoperto al suo interno da mucosa. Le corde vocali altro non sono che due di questi muscoli ricoperti di mucosa e rappresentano una sporgenza nella parte interna del laringe. Comportandosi come due labbra possono muoversi e vibrare grazie all'azione dell'aria che le attraversa.

 

Il Risuonatore

 

Prende il nome di faringe ed in modo un po' approssimativo diciamo che è quella cavità che fa seguito alla bocca, posteriormente alla lingua. Si tratta di una struttura muscolare capace di restringersi lateralmente e in direzione postero-anteriore. I movimenti di cui è capace sono molto importanti per l'articolazione dei fonemi, soprattutto per le vocali. Ci sono poi le fosse nasali, degli spazi vuoti, pieni di aria normalmente, che prendono il nome di seni e la bocca.

 

Da questa breve ed approssimativa descrizione anatomica si capisce come sia complesso analizzare il corretto funzionamento di tutte queste strutture che intervengono nell'articolazione della parola ed inoltre dobbiamo considerare che la maggior parte di queste è preposta anche a funzioni primarie quali la respirazione per i polmoni, e la masticazione per la bocca tanto per fare due esempi. Quindi le modificazioni volumetriche dello spazio buccale, faringeo e laringeo consentono alla corrente d'aria espiratoria che proviene dai polmoni di produrre dei suoni, dei fonemi.

 

I fonemi italiani si distinguono in vocali e consonanti.

 

Nelle vocali le strutture anatomiche ed articolari del sistema di risonanza della bocca non oppongono resistenza al passaggio di aria e sono prodotte da oscillazioni aeree periodiche modulate dalle vibrazioni delle corde vocali.

 

Nelle consonanti invece le strutture anatomiche ostacolano in parte o totalmente il passaggio di aria producendo quindi un rumore.

 

Ho accennato all'inizio che i rapporti tra la foniatria e l'odontoiatria riguardano solamente quei difetti di pronuncia a genesi prettamente periferica ed infatti questi difetti, che prendono il nome di dislalie, coinvolgono quasi esclusivamente le consonanti perché la produzione delle vocali è più semplice. Le forme più frequenti di dislalie sono il Sigmatismo ed il Rotacismo.

 

Sigmatismo

 

Il Sigmatismo è il difetto di pronuncia del fonema "s". Questo fonema si forma quando la corrente d'aria passa prima lungo un canale sul dorso della lingua e poi tra i denti incisivi superiori e quelli inferiori ravvicinati ad una distanza di circa 1-2 millimetri. Ora ben si comprende che mancando i denti anteriori la pronuncia della "s" non potrà essere la stessa, ma anche come determinate malocclusioni o malformazioni del palato o della lingua intervengano nel meccanismo fonatorio. Il sigmatismo si distingue in interdentale: per interposizione della lingua tra gli incisivi superiori ed inferiori, in addentale per apposizione della punta della lingua contro la superficie posteriore degli incisivi superiori, ed in laterale per sollevamento della punta della lingua verso un lato del palato duro e fuoriuscita dell'aria dal lato opposto, specie se il soggetto manca dei premolari.

 

Rotacismo

 

Il rotacismo è il difetto di pronuncia del fonema "r" che si forma grazie alla vibrazione della punta della lingua sollevata verso il palato all'altezza degli incisivi superiori.
In genere il difetto consiste nella mancanza della caratteristica vibrazione linguale. Abbiamo un rotacismo posteriore se viene impegnata la base anziché la punta della lingua ed un rotacismo laterale quando la lingua viene posta di lato anziché dritta in avanti.

 

Ma che cosa determina queste dislalie?

 

Ci sono cause funzionali quando le strutture anatomiche sono integre. Per esempio quando un bambino tenta di imitare un modello comportamentale errato si parla di causa eredo-familiare o ambientale. Oppure quando siamo in presenza di un deficit intellettivo o di un deficit acustico. Oppure più semplicemente possono derivare da errori di postura e di movimento delle strutture articolatorie mobili. Altre cause possono essere abbiamo detto anatomiche cioè quando una malformazione, una malocclusione, un trauma, un esito cicatriziale ha provocato un alterazione della normale morfologia oppure ha causato una ridotta capacità di movimento della struttura. E' bene precisare che il grado di interferenza sul meccanismo della parola è molto più evidente nell'infanzia ma che i meccanismi di compenso spesso riescono a mascherare molto bene tali deficit.

 

Essendo la funzione comunicativa molto importante per l'uomo l'alterazione può essere solamente transitoria, infatti nell'adulto la perdita di molti elementi dentali, l'incongruenza delle arcate a causa per esempio di fratture dei mascellari incide per un tempo limitato sulla parola perché la lingua, i muscoli mimici, le arcate alveolo-dentarie compensano rapidamente le zone articolatorie venute a mancare.

 

Nel bambino, con l'apparato orofacciale in crescita una malocclusione o una malformazione odonto-mascellare può causare per riflesso una posizione viziata o una mobilità imperfetta della lingua o delle labbra che alla fine peggiora il dismorfismo maxillo-facciale e/o l'articolazione della parola.

 

Anche in questo campo, se vogliamo secondario, dei disturbi fonetici è fondamentale la collaborazione di più specialisti per raggiungere terapie efficaci e risolutive ma anche per compiere delle ricerche multidisciplinari non oltre rimandabili.

Scritto da Dott. Gabriele Floria
Firenze (FI)

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