L'Odontoiatra, sempre con maggior frequenza, vive nella sua pratica quotidiana l'esperienza di dover lavorare con pazienti anziani o con pazienti con patologie sistemiche con alto rischio di emergenza medica durante le prestazioni. Da qui la necessità di dover identificare il paziente a rischio-emergenza per una corretta e sicura gestione prima, durante e dopo il trattamento ed avere un' adeguata conoscenza dei protocolli operativi atti alla prevenzione oltre che alla terapia dell'emergenza stessa.
Un'attenta e scrupolosa anamnesi è l'unico e valido strumento che l'odontoiatra ha per identificare il paziente a rischio, che una volta inquadrato come tale può essere inviato presso una struttura più attrezzata e più idonea, oppure gestito nel proprio studio, avviando, prima del trattamento, tutte le procedure dovute per prevenire o affrontare con successo l'eventuale emergenza . Alla poltrona del dentista possiamo assistere a sincopi, reazioni allergiche, crisi convulsive e respiratorie ma - senza dubbi - l'apparato cardiovascolare è quello più sollecitato dalla tensione durante un trattamento odontoiatrico e una sua alterata funzionalità, sotto stress, può essere la causa di gravi emergenze/urgenze; con questo non voglio dire che ogni paziente con “problemi cardiologici” è da dirottare su altre strutture, ma con domande specifiche e mirate riuscire a conoscere e a valutare il grado di tolleranza allo sforzo (notizie riguardanti attività fisica del paziente o quante scale sale prima di affaticarsi), in modo tale da includere il paziente odontoiatrico/cardiopatico in una delle 4 classi funzionali NYHA ( New York Hearth Association ), che prende in considerazione il parametro “dispnea”:
- 1° Cardiopatico con assenza di dispnea, sia a riposo che dopo sforzo.
- 2° Cardiopatico con dispnea solo per grandi sforzi, lieve limitazione dell'attività fisica.
- 3° Cardiopatico con dispnea per piccoli sforzi, marcata limitazione dell'attività fisica.
Quando il paziente è poco collaborativo si può avere difficoltà a includerlo nella classe funzionale di appartenenza e, quindi, a quantificarne il reale rischio. Allora ci si deve avvalere della collaborazione del medico curante o del cardiologo. In questi pazienti è importantissimo saper armonizzare e controllare l'ansia, l'anestesia e il dolore, che sono i fattori in grado di sollecitare l'apparato cardiovascolare. Sarà preferibile intervenire al mattino con sedute di breve durata ed in un ambiente psicologicamente confortevole; utile spesso la somministrazione di ansiolitici prima dell'intervento.
Ma come dobbiamo comportarci per affrontare una emergenza nel nostro studio? Quello che ci richiede la legge è che l'emergenza e le eventuali conseguenze negative non siano legate ad una nostra imperizia, imprudenza o negligenza. Infatti, avere tutti i farmaci e le dovute attrezzature a nostra disposizione nello studio, non ci sollevano da responsabilità se non utilizzati o addirittura impiegati male nella gestione dei soccorsi. Dal punto di vista medico-legale, al comparire di una sintomatologia cardiologica deve essere tempestiva la richiesta di un'ambulanza con medico a bordo, inoltre farsi trovare sempre operativi in presenza di testimoni e all'arrivo dei soccorsi.
E' facilmente intuibile quindi che il nostro “rischio” di incontrare pazienti a rischio è alto e sarà sempre maggiore. Da qui la necessità di avere in studio una organizzata - quanto efficiente - attrezzatura di primo soccorso, farmaci salvavita e, soprattutto, uno staff preparato e reattivo. Da qui l'esigenza di tutto il personale di studio a tenersi aggiornato e a procedere a periodiche simulazioni delle più frequenti emergenze al fine mantenere alto il livello di intesa e di affiatamento, requisiti fondamentali per un'attività lavorativa serena.
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