Parlare con una persona che prende un appuntamnto ed espone il suo problema, non è per un medico dentista un fatto che si ripete, ogni persona porta con sé un mondo, sia dal punto di vista scientifico che umano. Sono dell'idea che si può entrare nel problema odontoiatrico solo entrando attivamente nel mondo spirituale della persona.
Cosa intendo per "mondo spirituale"? Le espressioni, il modo di fare e di parlare di ognuno diventano altrettante porte per comprendere quello che c'è dietro una facciata. E' molto frequente infatti individuare ansie, emozioni, vissuti, ricordi, dalla semplice esposizione di un fatto. Altre volte la gente si discolpa perché non ha avuto abbastanza cura di questo o quell'aspetto della propria bocca, diventa come una confessione. Il motivo è sempllice. Ognuno di noi ha come una responsabilità etica verso la propria salute, che reppresenta un bene, di cui bisogna aver cura; è una legge etica presente nella coscienza e che chiede conto e ragione.
I molti dubbi che sono presenti chiedendo un consulto su cosa è bene fare, cosa conviene meglio, non sono che espressione di questa responsabilità morale. Parlare con il paziente è solo il primo passo verso il consenso informato. Ma non parlare per fare un dovere, perché la persona non è mai un dovere, cioé un peso. Al contrario, è una possibilità di conoscere, proprio per chi si mette al servizio, come un medico che vuole risolvere. E' molto importante allora lasciare alla persona il tempo di parlare e di distinguere a sua volta qualcosa che può aiutarla a riprendere le fila di un discorso verso di sé, quella cura verso se stessi che è davvero un dovere. E insieme, il desiderio di tornare alla bellezza e alla salute. Altre volte la persona vorrebbe fare ma non ci riesce, per ansie lontane nel tempo che si riattualizzano ripetendo l'esperienza di stare seduti su quella particolare poltrona.
Il punto è che un consenso informato non si può siglare se i due, medico e paziente, non diventano amici, cioé se non convengono sugli stessi obiettivi, in cui uno fa il medico e l'altro il paziente. Questo vuole anche dire che il paziente non insegna al medico cosa deve fare perché ha sentito dire questo o quello, ma significa che si avvia un programma di rieducazione globale della persona che passa per i denti, ma che deve condurre a un livello di vita più alto, a superare i problemi e le metodiche e a riprendere il cammino in un altro modo.
Allora, consenso informato significa visualizzare una responsabilità, una normativa, è un fatto morale, un accordo rispetto a un obiettivo comune. Non si può curare una persona senza avere ricevuto una firma su un foglio con su scritto: CONSENSO INFORMATO. Questo varrebbe infatti a trattare una persona come un oggetto fruitore di servizi, che non sa mai cosa le viene fatto. Quante volte si sente dire: "Io non lo sapevo che mi metteva un impianto, che mi applicava una protesi, che mi eseguiva dei lavori...IO NON SAPEVO".
E' davvero incredibile lasciarsi fare un intervento dentro la propria bocca senza avere capito, e ancora più grave è operare senza dare spiegazioni. Le persone sono soggetti di diritto, sono intelligenze, sono sentimenti, sono un vero complesso di significati, che bisogna trattare con rispetto e prudenza, con l'idea che, nel momento che in cui si affidano, mettono sulle nostre spalle di sanitari un enorme peso. Tradire la fiducia, per esempio per vile interesse, o trattare un caso per pura utilità, rappresenta un tradimento alla persona.. Perché infatti si tratta di un inganno tra persona e persona, vale a dire tra membri di una stessa specie, spesso tra battezzati, cioé tra fratelli anche se nella fede.
Bisogna ripensare le coordinate del consenso informato, come un momento di accordo che tende a fare unità nell'umanità, che impegna il sanitario e il paziente ad una mutua e costante collaborazione, documento di onestà e di chiarezza che deve essere richiesto, oltre la legge che lo prescrive.
Cosa intendo per "mondo spirituale"? Le espressioni, il modo di fare e di parlare di ognuno diventano altrettante porte per comprendere quello che c'è dietro una facciata. E' molto frequente infatti individuare ansie, emozioni, vissuti, ricordi, dalla semplice esposizione di un fatto. Altre volte la gente si discolpa perché non ha avuto abbastanza cura di questo o quell'aspetto della propria bocca, diventa come una confessione. Il motivo è sempllice. Ognuno di noi ha come una responsabilità etica verso la propria salute, che reppresenta un bene, di cui bisogna aver cura; è una legge etica presente nella coscienza e che chiede conto e ragione.
I molti dubbi che sono presenti chiedendo un consulto su cosa è bene fare, cosa conviene meglio, non sono che espressione di questa responsabilità morale. Parlare con il paziente è solo il primo passo verso il consenso informato. Ma non parlare per fare un dovere, perché la persona non è mai un dovere, cioé un peso. Al contrario, è una possibilità di conoscere, proprio per chi si mette al servizio, come un medico che vuole risolvere. E' molto importante allora lasciare alla persona il tempo di parlare e di distinguere a sua volta qualcosa che può aiutarla a riprendere le fila di un discorso verso di sé, quella cura verso se stessi che è davvero un dovere. E insieme, il desiderio di tornare alla bellezza e alla salute. Altre volte la persona vorrebbe fare ma non ci riesce, per ansie lontane nel tempo che si riattualizzano ripetendo l'esperienza di stare seduti su quella particolare poltrona.
Il punto è che un consenso informato non si può siglare se i due, medico e paziente, non diventano amici, cioé se non convengono sugli stessi obiettivi, in cui uno fa il medico e l'altro il paziente. Questo vuole anche dire che il paziente non insegna al medico cosa deve fare perché ha sentito dire questo o quello, ma significa che si avvia un programma di rieducazione globale della persona che passa per i denti, ma che deve condurre a un livello di vita più alto, a superare i problemi e le metodiche e a riprendere il cammino in un altro modo.
Allora, consenso informato significa visualizzare una responsabilità, una normativa, è un fatto morale, un accordo rispetto a un obiettivo comune. Non si può curare una persona senza avere ricevuto una firma su un foglio con su scritto: CONSENSO INFORMATO. Questo varrebbe infatti a trattare una persona come un oggetto fruitore di servizi, che non sa mai cosa le viene fatto. Quante volte si sente dire: "Io non lo sapevo che mi metteva un impianto, che mi applicava una protesi, che mi eseguiva dei lavori...IO NON SAPEVO".
E' davvero incredibile lasciarsi fare un intervento dentro la propria bocca senza avere capito, e ancora più grave è operare senza dare spiegazioni. Le persone sono soggetti di diritto, sono intelligenze, sono sentimenti, sono un vero complesso di significati, che bisogna trattare con rispetto e prudenza, con l'idea che, nel momento che in cui si affidano, mettono sulle nostre spalle di sanitari un enorme peso. Tradire la fiducia, per esempio per vile interesse, o trattare un caso per pura utilità, rappresenta un tradimento alla persona.. Perché infatti si tratta di un inganno tra persona e persona, vale a dire tra membri di una stessa specie, spesso tra battezzati, cioé tra fratelli anche se nella fede.
Bisogna ripensare le coordinate del consenso informato, come un momento di accordo che tende a fare unità nell'umanità, che impegna il sanitario e il paziente ad una mutua e costante collaborazione, documento di onestà e di chiarezza che deve essere richiesto, oltre la legge che lo prescrive.
Dentista Marche, Pesaro Urbino
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