Ad ascoltare certe storie si può arrivare a pensare che esistano da un dentista due mondi, quello dell'operatore sanitario e quello del malcapitato che si reca del medico perché ha bisogno di aiuto. Che si tratti di aiuto e di emergenza pare innegabile, senza queste due cose certo dal dentista non ci andrebbe nessuno.
A volte, infatti, si incontra qualcuno che vuole migliorare il colore dei denti, ma è un caso raro. Molto più di frequente si tratta di persone che hanno un male, cioé si sentono oppresse da un problema, che si somma a quelli che la gente ha nell' ordinario, oltre al fatto che su quella poltrona, che fa concorrenza solo a quella del ginecologo per antipatia, nessuno vorrebbe mai sedersi.
Il punto è che non mi sembra corretto - cioé è una chiara ingiustizia- che debba essere il paziente a capire le mille manovre e i mille tempi di attesa che il dentista da per scontati, quando addirittura non si inquieta - pure - perché la persona si permette di insistere su un fatto che non ha capito o che proprio non può accettare. Ma perché il dentista si sente superiore in qualche modo e si permette di raccontare balle al paziente che ha pagato anche molto per ottenere a volte un chiaro insuccesso?
Viene da pensare che in questa Italia patria di navigatori, poeti, pittori, ecc. ci sia ancora posto per qualche piedistallo su cui a volte si accomodano sanitari che tutto fanno tranne che comprendere la gente che in realtà è fortemente preoccupata per un problema e che è delusa e ansiosa per il fallimento delle aspettative.
Credo che tra i doveri di un medico ci sia il mettersi nei panni dell'altro. Forse non è proprio solo del medico questo fatto, ma di tutti, oltre a questo il "non fare all'altro quello che non vuoi per te" è bypassato e dimenticato alla grande, trincerato dietro silenzi poco edificanti che lasciano la persona che ascolta - il paziente - sconcertato e deluso. Ma forse questo paziente cercava anche un amico, oltre che un dentista?
Il problema sta allora nel ripensare la persona e nel centrare quella responsabilità che solo sa di umano, che sola sa di realizzazione. Non c'è denaro che possa comprare queste cose e non c'è tristezza più grande che avere del denaro in modo disonesto, magari carpendo la buona fede di qualcuno che non si è accorto di uno strumento rotto nel canale, o di un impianto che certamente darà dei problemi prima o dopo, ma che riusciamo ad infiocchettare come un "ottimo lavoro", solo perché ormai è lavoro consegnato e il paziente non capisce i segni che solo noi vediamo e di cui possiamo intuire gli sviluppi nel tempo.
Davvero a tutti tocca prima o dopo di fare il paziente, lasciando che qualcuno provi a risolvere un problema, e davvero tutti vogliamo che sia di cuore, comprensivo, attento, super-professionale... tutto quello che troppo spesso non si fa all'altro. Ma in quale altra vita si comincerà davvero ad essere onesti e ad amare un pò di più?
A volte, infatti, si incontra qualcuno che vuole migliorare il colore dei denti, ma è un caso raro. Molto più di frequente si tratta di persone che hanno un male, cioé si sentono oppresse da un problema, che si somma a quelli che la gente ha nell' ordinario, oltre al fatto che su quella poltrona, che fa concorrenza solo a quella del ginecologo per antipatia, nessuno vorrebbe mai sedersi.
Il punto è che non mi sembra corretto - cioé è una chiara ingiustizia- che debba essere il paziente a capire le mille manovre e i mille tempi di attesa che il dentista da per scontati, quando addirittura non si inquieta - pure - perché la persona si permette di insistere su un fatto che non ha capito o che proprio non può accettare. Ma perché il dentista si sente superiore in qualche modo e si permette di raccontare balle al paziente che ha pagato anche molto per ottenere a volte un chiaro insuccesso?
Viene da pensare che in questa Italia patria di navigatori, poeti, pittori, ecc. ci sia ancora posto per qualche piedistallo su cui a volte si accomodano sanitari che tutto fanno tranne che comprendere la gente che in realtà è fortemente preoccupata per un problema e che è delusa e ansiosa per il fallimento delle aspettative.
Credo che tra i doveri di un medico ci sia il mettersi nei panni dell'altro. Forse non è proprio solo del medico questo fatto, ma di tutti, oltre a questo il "non fare all'altro quello che non vuoi per te" è bypassato e dimenticato alla grande, trincerato dietro silenzi poco edificanti che lasciano la persona che ascolta - il paziente - sconcertato e deluso. Ma forse questo paziente cercava anche un amico, oltre che un dentista?
Il problema sta allora nel ripensare la persona e nel centrare quella responsabilità che solo sa di umano, che sola sa di realizzazione. Non c'è denaro che possa comprare queste cose e non c'è tristezza più grande che avere del denaro in modo disonesto, magari carpendo la buona fede di qualcuno che non si è accorto di uno strumento rotto nel canale, o di un impianto che certamente darà dei problemi prima o dopo, ma che riusciamo ad infiocchettare come un "ottimo lavoro", solo perché ormai è lavoro consegnato e il paziente non capisce i segni che solo noi vediamo e di cui possiamo intuire gli sviluppi nel tempo.
Davvero a tutti tocca prima o dopo di fare il paziente, lasciando che qualcuno provi a risolvere un problema, e davvero tutti vogliamo che sia di cuore, comprensivo, attento, super-professionale... tutto quello che troppo spesso non si fa all'altro. Ma in quale altra vita si comincerà davvero ad essere onesti e ad amare un pò di più?
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