1. “La natura non fa nulla d’inutile” (Aristotele, 384–322 a.C.).
Cento anni fa qualcuno ha detto che le cuspidi dei denti non servono a niente. Alcuni erano convinti che l’usura delle cuspidi fosse cosa buona e giusta per la salute del parodonto. Un altro ha pensato che sarebbe sempre meglio estrarre i denti avvelenati dai batteri coltivati nelle radici. Nessuno si è spinto a dire che i denti debbano essere mantenuti sporchi, ancora, ma ora i moderni sono meno metafisici.
2. Importanza delle cuspidi.
Le cuspidi sono gli utensìli elementari dell’articolazione. Le altre parti dei denti sono soltanto i manici ai quali sono fissati tali utensìli. Le cuspidi integre distribuiscono le forze e diminuiscono il carico unitario, ma quando i versanti attivi delle cuspidi vengono sfigurati dalla usura fino a ridursi a piani inclinati sfaccettati, la funzione masticatoria si corrompe: perché il cibo, anziché tagliato, viene maciullato dai denti logorati, con uno sforzo muscolare maggiore. Una occlusione senza cuspidi è una occlusione paralitica (PKT). Un’armoniosa architettura delle cuspidi ritarda enormemente l’avvento della inevitabile usura senile. Si riconosce una azione abrasiva del cibo, oggi minima rispetto a quanto accaduto in passato. (Gli egizi, per esempio, panificarono all’aperto insieme alla sabbia del deserto portata dal vento). Solo in bocche male occluse si ammette una attività muscolare a vuoto, senza scopo apparente, cioè un onanismo occlusale. Perché s’instaura questo tic che induce i denti a masticare se stessi?
3. “La natura non fa nulla d’inutile”.
Sviluppiamo un filo logico, ampliando quanto già scritto altrove. Ci sono tre ragioni per cui si devono portare i denti a contatto: sono tre, non meno di tre e non più di tre. Numero uno. Si devono portare a contatto i denti per deglutire a vuoto, e per non sprecare circa due litri di saliva che altrimenti, essendo la mucosa orale impermeabile, colerebbe dall’angolo della bocca. Deglutendo si recuperano questi due litri di acqua e molti sali minerali, enzimi e immunoglobuline, e poi si riporta in pressione bilanciata l’orecchio medio. La perdita del riflesso deglutitorio è un sintomo preagonico. Il riflesso è influenzato dalle droghe psichedeliche (allucinogene e psicotrope) e in senso opposto dalle droghe narcodeliche. (barbiturici, luminal), ma in condizioni di così detta normalità avviene da una a due volte al minuto, circa 1500 volte nelle 24 ore. Secondo. la mascella viene contratta per esigenze mimiche e sociali. L’eroe mitologico e sportivo è raffigurato palestrato anche con la mascella serrata, vittorioso sempre. Terzo motivo, ultimo e non ultimo, è la deglutizione del cibo. Motivo perentorio, perché l’essere umano deve mangiare tutti i giorni. Analizziamo l’assunzione del cibo. Si inizia da uno stimolo visivo: basta la vista del cibo per stimolare la salivazione, anzi se il soggetto riconosce un alimento gradevole il meccanismo dei riflessi condizionati riaccende un appetito pigro.
Ivan Petrovič Pavlov, fisiologo russo (1849-1936), descrisse e dimostrò il meccanismo dei riflessi condizionati con un classico esperimento: cane stabulato, e dotto salivare di Stenone deviato all’esterno. Alla vista del cibo il cane inizia a secernere saliva. La bestia impara in fretta, tanto che anche alla vista della scodella di somministrazione incomincia a secernere saliva. In altri termini, la bestia impara ad associare il contenitore con il contenuto. Poi la ciotola del cibo viene presentata con due opzioni: in associazione ad un triangolo il cibo rimane disponibile, in associazione ad un quadrato il contatto del cibo è impedito da una scarica elettrica. Il cane impara la geometria rapidamente, e poi non sbaglia mai. La stessa associazione di riflessi condizionati è possibile con due frequenze sonore o con due colori diversi. La bestia impara rapidamente, e dopo non sbaglia mai. Pavlov ha poi ideato un esperimento più raffinato: al cane viene presentato il cibo in associazione con due forme geometriche affini, quali sono il cerchio e l’ellisse, però con questa cruciale differenza: con il cerchio si mangia e con l’ellisse c’è la scarica elettrica. L’animale impara rapidamente, e dopo non sbaglia mai. Nei giorni successivi l’ellisse si riduce quasi a circonferenza quale l’occhio umano non distingue, mentre il cane discerne ancora con sicurezza. Riducendo ancora si ha una differenza solo strumentale, tanto che il cane è incapace di scegliere ed entra in uno stato di tensione psicomotoria che Pavlov riconobbe per primo e chiamò di “nevrosi sperimentale” (Nobel 1904). (1)
Alla fase successiva, e quando l’alimento è stato riconosciuto come alimento , (usando la vista che è l’organo di senso più recente ed evoluto), l’animale avvicina la bocca al cibo e ne annusa l’odore, come anticipazione del suo sapore. Anche l’animale uomo, che come il cane ha il naso sopra la bocca, dopo una ricognizione a vista, si affida al gusto e all’olfatto, i sensi più arcaici, che mettono in moto le afferenze più primitive del paleoencefalo (il cervello antico), la stessa sede in cui risiedono anche i controlli affettivi di piacere e di dispiacere. Questa contiguità neuronale spiegherebbe come l’aroma della cucina materna o del luogo natio, diciamo l’ancestrale legame etnico, richiami la memoria della nostra sicurezza infantile, che ritrova solo in quel cibo una valenza positiva insuperabile da qualsiasi ricetta di cucina anche se di alta scuola internazionale. Dopo questa scaletta di controlli, visivo e olfattivo, la bocca accetta e prova il gusto, e gli incisivi dividono il cibo laddove necessario, ne testano la consistenza e ne sprigionano gli aromi che aumentano il piacere di masticare. Se il cibo rimane buono, parte il colpo occlusale, che è balistico come una martellata. In una veloce sequenza temporale, tutti i denti sono dei sensori prima di essere dei martelli. (e forse anche gli impianti). La macchina occlusale è un sistema cibernetico, ottimizzato a funzionare con il massimo rendimento: del cibo presentato la lingua ammette una quota, la volumetria giusta per comporre un bolo, si inarca contro la volta del palato per controllare l’assenza di spigoli duri, e intanto distribuisce il bolo sulle due arcate dentali posteriori, che devono lavorare alternativamente in fase e controfase, mentre le guance fanno barriera. Se il bolo è più coriaceo, esso viene caricato in blocco sul lato preferenziale della macchina occlusale. Si ammettono lati preferenziali del nostro corpo senza sconfinare nella patologia, anche nelle discipline sportive agonistiche. In ogni caso il bolo, inumidito e predigerito dagli enzimi salivari, si ricompone al centro bocca, la mandibola recupera il contatto positivo sulla chiave occlusale e subito parte la prima onda peristaltica: la respirazione si arresta, e tutto il bolo passa oltre. Ci sono alcune condizioni dirimenti. Prima condizione: Occorre una stabilizzazione della mandibola, l’unico osso mobile della testa, contro la base cranica. Seconda condizione: Occorre una fine coordinazione dei muscoli per il governo dell’onda. Terza condizione: Il passaggio del bolo è azione veloce, che non potrebbe essere diversamente perché la degluti-zione sospende la respirazione. Detto con massima sintesi, per lo scatto dei muscoli è necessario fare leva su un telaio scheletrico stabile.
La lingua è il “deus ex machina” .
La bocca è un campionario di singolarità, come questa: tutti i muscoli di lavoro (cioè non mimici) hanno due capi tendinei, ma nella bocca c’è il muscolo genioglosso che ha un solo capo tendineo radicato nella spina mentoniera. La lingua, che viene sbandierata per rimescolare il bolo, diventa poi motore quando con il suo apice assume un capo osseo virtuale nella area retro incisivasuperiore, un punto spot, che fa da baricentro: e forzando si espande dentro un volume chiuso dove il bolo, già ben lubrificato, non può che slittare all’indietro. Simultaneamente la mandibola rimane in blocco occlusale e l’osso ioide si disloca in alto per chiudere la valvola laringea, stato nel quale l’albero respiratorio viene messo a via impedita, come un passaggio a livello chiuso di scatto al passaggio di un treno espresso. Questa funzione vettoriale della lingua è eseguibile solo con l’ingranaggio dentale bloccato, cogente per i cibi solidi. Per i liquidi o semiliquidi il discorso è diverso, perché si può ancora recuperare il modulo di deglutizione infantile, come fanno gli edentuli totali.
4. “La natura non fa nulla d’inutile” .
Visto che ci sono solo tre ragioni per cui i denti devono entrare in contatto reciproco, diciamo che tutti gli altri contatti non pertinenti alle specifiche canoniche sono parafunzioni, che per semplificazione descrittiva si chiamano broxismo. Il broxismo (o bruxismo o brossismo) è il vizio assurdo dell’occlusione, ed è atto di onanismo occlusale. Il lettore non si disperi, ma si attrezzi mentalmente per il riconoscimento critico di questa condizione in ogni itinerario terapeutico. Non è molto utile identificare i casi estremi, i più semplici, dove l’usura ha trasformato i denti in relitti, per i quali l’accertamento diagnostico ha valore accademico, in vista della soluzione finale con la protesi totale. Diventa strategico l’accertamento dei casi iniziali, dove una semplice sfaccettatura (taglio a diamante sotto luce incidente) ci racconta di una incompatibilità morfologica che interferisce in modo tale da impedire ai condili di seguire il movimento lineare impresso dai muscoli. Oggi si riconosce che l’usura dentale (contrariamente al parere della maggioranza degli antichi dentisti) è la visualizzazione di un danno irreparabile e progressivo della dentatura, che subisce un processo di invecchiamento accelerato. Si viene ora a concludere che il bruxismo è ragione causativa e scriminante della degenerazione del sistema masticatorio che si chiama malattia occlusale.
5. La malattia occlusale.
Non è una entità nosologica chiara e distinta, come invece sono le minorazioni degli organi di senso. Se io dico che al mio occhio sinistro mancano cinque diottrie, posso formalizzare una certezza notarile, che tutti gli oculisti possono esattamente misurare e ratificare, scrivendo appunto che il mio occhio sinistro ha un difetto di rifrazione pari a cinque diottrie negative. Lo stesso esempio si può ripetere per un difetto uditivo di una certa gamma di frequenze. Questa similitudine non è riferibile alla malattia occlusale, che ha una storia naturale solo evolutiva, eppure con fasi di remissione senza movente apparente. La malattia occlusale non è una malattia di carattere ufficiale, da degenza a letto, ma è solo uno stato di disagio esistenziale su base fisica, che non mette in pericolo la vita del paziente, ma compromette la qualità della sua vita. Come spesso succede, alcuni sono malati senza saperlo. I dentisti devono classificare tutti i loro pazienti odontoiatrici in tre classi: quelli che sono sani, quelli che sono malati, e quelli che sono malati senza saperlo. Rimane evidente che il dentista potrà esprimere al meglio il suo talento nella terapia della terza classe di pazienti. Visto il corteo sintomatologico motivato dal bruxismo (che lascia, come prova provata, ferite indelebili sotto forma di usure) rimane da capire perché la malattia occlusale debba essere curata solo da un dentista. Perché non possiamo supporre che si tratti di un disturbo della mente piuttosto che di un disturbo del rapporto di combaciamento? Altre domande: non è possibile che i guasti conseguenti all’usura si autoriparino? Non è possibile avere una usura normale, intesa come neutrale e di segni e di sintomi? Non è possibile che un qualsiasi intervento attivo del dentista sia solo peggiore del male previsto? Ultima insidiosa domanda: Se le tre ragioni canoniche di contatti interocclusali sono benedette come salutari, perché lo stesso contatto non funzionale è tanto velenoso a lungo termine? La risposta quasi esaustiva a queste domande dovrebbe essere nelle considerazioni seguenti.
6. “La natura non fa nulla d’inutile” .
Teoria del sistema nocicettivo. La differenza tra occlusione funzionale e bruxismo, non è di grado ma di natura. Quando due grandezze delle stesso grado non sono commisurabili, si dice siano di diversa natura. Nella occlusione sana l’impatto terminale di fine corsa determina, come si vede nei tracciati elettromiografici, la caduta del potenziale elettrico con incredibile rapidità e l’inversione del ciclo evocando il potenziale elettrico dei muscoli antagonisti. Si chiama riflesso mio-tattico (o miotatico). Il riflesso miotattico è presente in tutte le classi superiori della scala zoologica, ed è un riflesso spinale, a due neuroni, afferente ed efferente connessi da sinapsi. E’ un riflesso spinale, che persiste integro nell’animale decerebrato (Sherrington, Nobel 1932). Il riflesso flessore è un riflesso difensivo importante, perché fa scattare all’indietro qualsiasi arto che riscontra qualcosa di potenzialmente offensivo. E’ un riflesso così importante e immediato, che non viene mai discusso dalla burocrazia cerebrale. Negli arti il riflesso flessore si manifesta con un movimento centripeto difensivo, nella occlusione si manifesta con l’allontanamento dei denti dal pericolo dell’impatto occlusale nocicettivo. Che cosa succede nel bruxismo? Succede qualcosa di irrazionale, dal punto di vista dell’osservatore. L’impatto occlusale funge da componente eccitatoria del potenziale elettrico dei muscoli, che si affaticano contro l’ostacolo in condizione di isometria esclusiva, la più onerosa, sviluppando una contrazione dilatata nel tempo ed esagerata nella intensità. La portata di questa riflessione sembra sottovalutata dalla pubblica opinione. Supponiamo che un soggetto abbia la pressione sistolica omerale a 140 millimetri di mercurio, normalissima, che andremo a rincorrere “su per li rami” dell’albero arterioso. Avremo pressione decrescente e velocità aumentata per le normali leggi dell’emodinamica e dell’idraulica, fino a che al livello del letto paradentale di un qualsiasi dente registreremo – si fa per dire - la pressione idrostatica e non idrodinamica pari a circa 12 mmHg. Il flusso totale del sangue che passa in tutte le arteriole è sempre uguale alla gittata cardiaca, com’è di per se stesso evidente, ma tuttavia il flusso che attraversa le singole arteriole dipende dalla loro resistenza: più è elevata la resistenza dell’arteriola, tanto minore sarà il flusso di sangue che l’attraversa. Poniamo il caso che un nostro soggetto bruxi con il carico di solo mezzo chilo per solo 4 secondi per solo 3 volte al minuto. Facciamo 180 botte all’ora, per 24 ore (ma la notte si bruxa di più) x 365 giorni x 30 anni. Avremo dunque una stasi ischemica per 5 ore ogni 24 ore, pari ad un quinto del tempo complessivo in cui viene imposta almeno una parzializzazione del ricambio metabolico e catabolico di spettanza a quel letto capillare. Nessuno si stupisca se infine questo soggetto in capo a 30 anni sarà soluto del suo problema e di quel bruxismo dopo essersi tolto con le mani qualche dente ciondolante.
7. Inadattabilità della articolazione temporo-mandibolare .
Il meccanismo articolare, una volta formato, è fisiologicamente immutabile, e pertanto la mandibola sana mantiene per tutta la vita una relazione costante con la base cranica. L’atm appartiene a quella classe di strutture che non osiamo attaccare avventatamente con la chirurgia, e neanche dovremmo farlo con l’alterazione imprudente della morfologia dentale. La mandibola è l’unico osso che attraversa la linea mediana del corpo e con i due capi ossei assoggettati a due doppie articolazioni, e deve galleggiare indifferente nel centro del suo campo muscolare. In ogni caso di mala occlusione la mandibola è motivata ad agire come leva contro un contatto impertinente, automatismo reiterato che si chiama tic o ticchio, con la potenziale conseguenza di una dislocazione permanente che amplifica i suoi effetti secondo le leggi della geometria delle leve. Quando viene sgangherato l’asse terminale di cardine, il deragliamento di un capo articolare diventa possibile per la lacerazione del legamento capsulare di tenuta. Il dentista deve attrezzarsi di un senso clinico adeguato per identificare questa lacerazione micrometrica, e poi – dove possibile e dove plausibile - per andare ad applicare una tecnica protesica difensiva. La manualità è simile a quella che applica un medico sportivo per riconoscere una lacerazione del legamento crociato del ginocchio. La tecnica protesica difensiva si chiama anche “molaggio selettivo addittivo”, oggi facilitata dall’avvento delle resine composite che in tempi brevi sono un mezzo ancora reversibile per inventare una occlusione terapeutica e sperimentale. I tempi brevi devono essere intesi come cogenti, perché la morfologia corretta con il composito ha vita breve e usure nefaste. Trattandosi così di una presa di posizione solo a breve termine, la mente del dentista deve correre avanti verso futuri scenari.
8. L’errore tendenziale dei dentisti è di pensare troppo in senso tecnologico.
Questa fede nella macchina magica ha rovinato molte imprese e molti dentisti. L’unica buona macchina mentale è la lettura e la meditazione che informa un assetto culturale, al servizio dell’osservazione clinica paziente e arguta. Il genio sorgivo è una bugia, perché non esiste sia nelle arti liberali sia nelle arti meccaniche. La conoscenza non è evolutiva, ma trasversale. Senza memoria non c’è futuro. Un errore (esemplare alla rovescia) fu compiuto con l’invenzione dei goniometri di precisione quali sono gli articolatori, perché se c’è una distrazione dei capi articolari lo strumento di precisione la registra con grande precisione, e ricostruisce una copia di odontoiatria violenta sulla protesi terapeutica, ancora con crudele precisione. I grandi articolatori possono inchiodare il paziente su grandi errori, e la storia della gnatologia è piena di casi drammatici, anche con notizia di casi personali e familiari, che si sono conclusi con una protesi totale. Un dramma terribile per persone che furono senza ombra di dubbio i migliori dentisti del loro tempo, e per l’apporto dottrinale che lasciarono furono forse i migliori dentisti di tutti i tempi. Ora noi possiamo riconoscere che lo strumento chiamato articolatore individuale, che pantografa e amplifica male per via meccanica o amplifica troppo per via elettronica, è uno strumento perfetto per registrare le persone sane. Le persone sane sono le persone che non hanno bisogno di essere curate. Le riconosciamo quando andiamo a registrare un arco gotico orizzontale che esce con un tracciato lineare, simmetrico e calligrafico, come fu descritto nel 1910 da Alfredo Gysi (1865-1957).
9. Nella bocca ideale.
Ogni cuspide di centrica si riscontra nella fossa di destinazione mediante un contatto a tre punti, come se sedesse su un tripode. Nessuna azione di leva viene indotta applicando un carico ad uno sgabello a tre gambe, appoggiato ad un terreno irregolare. L’uso del tripodismo crea il sistema più stabile, e fu usato nella meccanica di quei delicati meccanismi che furono gli orologi a bilanciere. Tutti i traguardi di mira, come i grandi telescopi astronomici, ruotano su un carrello di orientamento a triciclo. La prima masticazione – lo ricordiamo - non è tanto un processo di lacerazione quanto di tranciatura. Pochissimi colpi obliqui maciullano il cibo le cui cellule vegetali sono letteralmente frantumate: lo strato di cellulosa viene spaccato, e l’amido, i grassi e le proteine vengono liberati. Dopo la prima demolizione meccanica le grosse fibre, distinte dalle cellule digeribili, fanno ancora da sostegno alle particelle nutritive, in modo che gli enzimi digestivi (amilasi) possano agire attraverso una impalcatura aperta. I cibi vegetali contengono una notevole quantità di aria, ma l’adeguata masticazione elimina tutti i gas prima che questi possano penetrare nello stomaco. E’ difficile immaginare una ricetta alimentare capace di eguagliare il bolo destinato al canale alimentare. Presto e bene il bolo assume una forma e una composizione chimica tale da accelerare l’azione degli altri enzimi digestivi. Le fibre del cibo sono necessarie al canale alimentare, per stimolarne l’attività peristaltica. Lo sminuzzamento troppo accentuato del cibo non è salutare, perché inattiva la frazione delle fibre inerti, che devono stimolare la peristalsi intestinale. La buona masticazione è rapida.
10. La buona masticazione è rapida .
Come altri processi fisiologici, che hanno luogo in condizioni normali, la masticazione è migliore quando avviene rapidamente. Ogni colpo masticatorio dovrebbe avvenire senza l’aiuto, e anche senza l’opposizione della guida dei denti, come può accadere solo in una bocca meravigliosamente sana dove le cuspidi includono e discludono senza attrito lungo i tragitti lavoranti e ozianti. L’architettura occlusale è maestosa, e va studiata e interpretata come un geroglifico. Quando intervengono manomissioni imprudenti, si può scadere in una articolazione infelice, che fu maliziosamente definita a pattini a rotelle….
11. Il principio della non violenza.
Si basa sul postulato che l’occlusione dei denti naturali non ha nulla che possa sostituirla. Il mantenimento dei capi condilari nella loro stazione neutra è il principio basilare della odontoiatria non violenta, che deve essere armonizzata con la guida ancillare delle cuspidi dentali. Perché sono necessarie le cuspidi anche nelle ricostruzioni dentali? Risposta: Perché solo una dentatura organizzata per cuspidi è a garanzia della pace occlusale. Una dentatura usurata e scomposta è una dentatura senile, come sono le placche di arteriosclerosi nel letto vascolare. Non esiste in natura una dentatura che abbia tratto beneficio dall’usura, tranne che nei roditori. Questo schema amichevole della funzione orale rende un senso occlusale negativo (di non consapevolezza) che non disturba mai la mente di chi possiede una bocca fortunata. In un altro mondo di infelicità sono le osservazioni dove i relitti dentali, privati delle cuspidi, sono testimoni dello stadio terminale della guerra di usura. L’instancabile motore muscolare promuove le sollecitazioni laterali di denti che continuano a masticarsi tra loro, e questo tic quale attitudine irremissibile potrebbe trasferirsi – in pochi casi male avventurati – sulle future protesi totali, dove anche i denti artificiali saranno ridotti a relitti in tempi brevi. I fautori della grande protesi totalitaria su impianti dovrebbero ricordare che esiste una concreta possibilità – ignorata nei tornei di odontoiatria oratoria – di produrre una “nevrosi sperimentale” di pavloviana memoria e di drammatica gestione relazionale.
12. Errori .
La senatrice Rita Levi Montalcini (Nobel 1986), ha scritto un libro dal titolo eloquente: “Elogio dell’imperfezione”, dove sostiene che l’imperfezione è il motore dell’evoluzione. Con questo parere, il dentista sapiente eviterà la folle idea di perfezione occlusale. Nei sogni del dentista idealista le cuspidi percorrono traiettorie orbitanti, alla massima velocità possibile e il più vicine possibile. Domanda: quanto vicine? Che si sfiorino senza collisione solo per lo spessore della saliva. (PKT: “Una collisione tra due automobili mancata per lo spessore della vernice non è una collisione”). Due sfere che si sfiorano ad alta velocità hanno una capacità di taglio pari alle lame di una forbice, senza scontare l’usura delle lame. Naturalmente il dentista di buon senso dovrà essere coraggioso e prudente, nel compito di ringiovanire una dentatura. Cosa succede se la geometria cuspidale supera la sua competenza teorica? Succede che l’angolo della guida cuspidale dei denti doppi è più ripido del valore ammesso dallo schema anatomico. Abbiamo una interferenza bilanciante (le cuspidi ozianti sbattono tra di loro) che deve essere curata come una mala occlusione grave. Le buone bocche naturali non hanno bilanciamento fino a che non sono deteriorate dall’usura. Stuart per primo ricostruì la guida canina laddove era carente (la rese più ripida), e osservò che la disocclusione provocata dai canini arrestava il processo di usura, perché l’impatto occlusale corretto non costringeva il condilo bilanciante a deragliare. Nei casi in cui i muscoli possono guidare la mandibola in aria libera e a pacco sciolto fino all’impatto terminale, non vedremo mai usure, per la semplice impossibilità di bruxare. Se invece riconosceremo nella platea occlusale dei segni di usura, abbiamo la prova provata che nella architettura occlusale esiste una deformazione che impedisce ai condili di restare in traiettoria verso l’impatto terminale. Questo schema non è autoriparante e non è autostabilizzante, e conosce solo queste vie d’uscita: A. un legamento si lacera e sentiremo un clic funzionale; B. l’usura da attrito consuma i versanti interni delle cuspidi di centrica con sfaccettature a diamante, e se tanto non basta arriverà la mobilizzazione locale (2) per sfinimento del supporto osseo (Glickmann); C. combinazione delle due disavventure, con grandiose complicazioni se motivate da protesi fisse in ceramica su impianti. Interferenza. Deformazione morfologica deviante in disclusione. Prematurità. Deformazione morfologica deviante in occlusione.
13. Modello matematico.
Un modello forse inedito potrebbe essere il seguente: su un supporto in resina si blocchi una serie di sfere metalliche per simulare una linea semplificata dei denti doppi mandibolari. La copia sinottica di questo modello potrebbe raffigurare la mascella. Possiamo montare in articolatore questi modelli di studio, senza le curve fisiologiche. I due fronti occlusali dovrebbero andare a contatto con movimento balistico stereotipato, per caduta da altezza standard e accelerazione di gravità costante. Si potrebbero eseguire vari test su diversi tipi di cibo artificiale, per confermare in vitro come la macchina teorica a sfere riesca a funzionare come un sistema di taglio.
14. La buona bocca.
La buona bocca è un campionario di attrezzi ideali, e anche un magazzino di brevetti senza royalties. La buona bocca può funzionare masticando, deglutendo e parlando, senza danneggiare se stessa, perché l’anatomia è armonica con la sua meccanica. Non produce rumori e dolori articolari e non fa scattare i condili, mai. La buona bocca si mantiene in un perenne stato di grazia, senza la maledizione del moto continuo e del serramento erratico. I denti sono virtualmente esenti da usure, perché il controllo neuro-muscolare non registra mai la spina irritativa di un campo occlusale ambiguo. L’alba di ogni giorno arriva felice dopo una notte di assoluto riposo, quando si ritrova immediatamente una muscolatura facciale e cervicale sciolta e libera da cefalea muscolo tensiva. Tutti i muscoli funzionano senza fatica, con tono basale e posturale basso. La buona bocca, al bisogno, può esibire una notevole apertura, e può masticare a velocità non comune. Il suo proprietario non si rende mai conto di avere i denti. Non ha tasche, né micro emorragie, né infezioni. Quando mastica non inzeppa il cibo tra i denti. Non morsica le guance e la lingua, che non presentano marchi di pressione. Denti e gengive convivono felici e contenti, senza sensibilità termica, meccanica, chimica. La buona bocca è in grado di dare grandi piaceri e mantenersi in ottima salute fino alla consumazione del suo tempo. La buona bocca è lo specchio della buona salute. La buona bocca rende migliore la qualità della vita. La buonabocca è sempre fresca e profumata, e si bacia spesso e volentieri. (...)
(Testo parziale tratto dall'articolo 'LA MASTICAZIONE' del Dr. Sebastiano Carpinteri)
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(1) L’importanza del riflesso condizionato è stata prima sottovalutata, come di affare per pecore e galline, e fu un grosso sbaglio, perché dopo arrivò la dimostrazione della sua efficacia anche su esseri umani intelligentissimi. Nel secolo scorso (Eric Hobsbawm: Il secolo breve) le dittature totalitarie riuscirono a condizionare milioni di persone (Aldous Huxley: Ritorno al mondo nuovo) sfruttando scientificamente la scoperta di Pavlov. Recentemente si è osservato che la motivazione per riflessi condizionati funziona anche con il meccanismo dell’intrattenimento (Giovanni Sartori: Homo videns)
(2) Goldmann e Glikmann furono due giganti che si affrontarono con punti vista opposti, con il contorno di un tifo da stadio. Nella passione polemica si dimenticò quel che normalmente accade, ché non si affrontano quasi mai una ragione e un torto, ma due ragioni ugualmente valide. Oggi, la nuova disciplina che si occupa delle lesioni da decubito si chiama vulnologia, e pubblica una buona rivista specialistica mensile anche in lingua italiana.
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