A partire dagli inizi del 1700 si studiarono le irregolarità dentali e le possibilità di correzione. All’inizio degli anni ’60 un certo numero di ortodontisti americani hanno raggruppato modelli di dentature di soggetti che non avevano mai subito un trattamento ortodontico, in cui i denti erano ben allineati e dove un trattamento ortodontico non avrebbe portato alcun miglioramento. Tali modelli furono studiati a partire dagli anni’70 dal dott. Lawrence F. Andrews di S.Diego (USA), che trovò sei caratteristiche comuni a tutti questi modelli e che definì "Le 6 chiavi di un’occlusione ottimale" Queste diventarono l’obiettivo da raggiungere in un trattamento ortodontico. Esse sono:
1) Rapporti interarcata: corrispondono ad un corretto ingranaggio tra i denti dell’arcata superiore con i denti dell’arcata inferiore, tenendo conto dell’angolazione delle corone e della loro inclinazione.
2) Angolazione della corona: valutabile da una visione frontale del dente.
3) Inclinazione della corona: valutabile da un punto di vista laterale.
4) Rotazioni: non devono essere presenti.
5) Contatti stretti: si devono avere tra i denti punti di contatto forti ( ad eccezione dei casi di microdonzia).
6) Curva di Spee: ci deve essere una curva di allineamento delle superfici occlusali dei denti, sul piano saggittale.
Questi principi rimangono ancora oggi alla base di un trattamento ortodontico, indipendentemente dalle diverse metodologie o filosofie terapeutiche, perché garantiscono un risultato stabile nel tempo e funzionale.
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