La malattia parodontale è la patologia del cavo orale più frequente, che interessa oltre il 70% della popolazione (dati del 2008, Ministero della Salute), ed è particolarmente aggressiva tra i trenta e quarant’anni. Essa colpisce le strutture che circondano e sostengono il dente (il parodonto), cioe la gengiva e l’osso. Nel primo caso parleremo di gengivite, nel secondo di parodontite.
La gengivite, un’infiammazione del solo tessuto gengivale, è una condizione reversibile che non determina conseguenze se si effettuano una buona igiene domiciliare e periodiche sedute di igiene professionale dal dentista. La parodontite è un’infiammazione dei tessuti più profondi, l’osso in particolare, che si distingue dalla gengivite per la formazione di tasche parodontali (aumento dello spazio tra gengiva e dente), da cui poi si determina mobilità e successiva perdita del dente.
I principali segni clinici della parodontite sono:
La causa principale di tale patologia è la placca batterica, un deposito di batteri, carboidrati e proteine, che aderiscono facilmente ai denti. In 1mm di placca dentale ci sono ben 200 milioni di batteri, quindi maggiore è la quantità di placca, maggiore sarà il numero dei batteri e quindi il loro potere patogeno in grado di determinare all’inizio infiammazione gengivale, successivamente perdita di osso e denti.
Ci sono inoltre fattori di rischio,che aggravano ulterirmente la malattia parodontale:
La gengivite, un’infiammazione del solo tessuto gengivale, è una condizione reversibile che non determina conseguenze se si effettuano una buona igiene domiciliare e periodiche sedute di igiene professionale dal dentista. La parodontite è un’infiammazione dei tessuti più profondi, l’osso in particolare, che si distingue dalla gengivite per la formazione di tasche parodontali (aumento dello spazio tra gengiva e dente), da cui poi si determina mobilità e successiva perdita del dente.
I principali segni clinici della parodontite sono:
- colore delle gengive(non più rosa,ma rosso-violaceo)
- sanguinamento(dopo aver lavato i denti,oppure spontaneo nelle forme più gravi)
- mobilità del dente(grado 1,2,3,4)
- alitosi(alito "pesante")
La causa principale di tale patologia è la placca batterica, un deposito di batteri, carboidrati e proteine, che aderiscono facilmente ai denti. In 1mm di placca dentale ci sono ben 200 milioni di batteri, quindi maggiore è la quantità di placca, maggiore sarà il numero dei batteri e quindi il loro potere patogeno in grado di determinare all’inizio infiammazione gengivale, successivamente perdita di osso e denti.
Ci sono inoltre fattori di rischio,che aggravano ulterirmente la malattia parodontale:
- Il fumo agisce in senso negativo sulla salute dei tessuti di sostegno del dente, ossei e gengivali, tanto che il 50%delle malattie parodontali sarebbe riconducibile proprio al fumo: chi fuma ha un rischio maggiore di andare incontro a una precoce perdita dei denti, rispetto a soggetti che non fumano. Inoltre, il fumo esercita il suo effetto negativo, anche sulla terapia imlantare: si stima che le percentuali di fallimento degli impianti nei fumatori siano il 23%, contro il 13% dei non fumatori.
- Il tartaro si genera dall’accumulo di placca e dalla precipitazione di Sali minerali contenuti nella saliva. La presenza di tartaro facilita la ritenzione di ulteriore placca, che peggiora ulteriormente le condizioni igieniche della bocca. Il tartaro può essere visibile (tartaro sopragengivale) oppure al di sotto della gengiva (tartaro sottogengivale). E’ quest’ultimo il meno visibile, ma il più nocivo per denti e gengive. Per questo una buona igiene professionale deve essere fatta dal dentista con attenzione e in profondità.
- I fattori ereditari, difetti minori della risposta immunitaria del soggetto ai batteri responsabili della malattia, spiegano perchè i figli di genitori affetti da malattia parodontale sono 12 volte più a rischio di contrarre la malattia parodontale. Inoltre, tali batteri si trasmettono per via orale, per cui è buona norma evitare il contatto della saliva dei genitori con posate, succhietti e tettarelle del bambino evitando con quest’ultimo eventuali forme di contagio.
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