Menu

Laser a diodi in parodontologia

L’integrazione del laser, come coadiuvante del trattamento della malattia parodontale, ha dimostrato largamente la sua efficacia grazie ad alcune caratteristiche proprie dello strumento e al modo in cui il raggio luminoso interagisce con i tessuti.

by Dott. Massimo Tabasso 16-02-2014 4657 visualizzazioni

La malattia parodontale colpisce circa il 60% della popolazione adulta in forma più o meno grave ed è tuttora considerata come una delle cause primarie della perdita degli elementi dentari.

La terapia per tale malattia si articola in diverse fasi.

La prima, definita di preparazione iniziale o terapia causale, consiste nella rimozione degli agenti patogeni dal dente, dalla superficie radicolare e dall’epitelio sulculare e nell’eliminazione dei fattori ritentivi della placca, con lo scopo di ridurre lo stato infiammatorio della sede interessata.

In questa fase il clinico si avvale di strumenti meccanici o manuali per l’eliminazione del tartaro sopra e sotto-gengivale. E’ importante, inoltre, che lo specialista impartisca al pazientale corrette istruzioni per un’adeguata igiene orale domiciliare.

In tutti quei casi ove la terapia iniziale non sia stata sufficiente a ripristinare uno stato di salute parodontale ottimale, è necessario un intervento di tipo chirurgico: una chirurgia parodontale rigenerativa, che consiste nel ricostruire il tessuto osseo e gengivale che è andato perso a seguito della malattia parodontale; o una chirurgia parodontale osteo-resettiva, che consiste nel rimuovere il tessuto malato (la tasca) e nel rimodellare i tessuti molli (gengive) e duri (osso alveolare) rendendone uniforme l'altezza e rimuovendo picchi e irregolarità. Eliminando le anomalie del tessuto osseo e gengivale che determinano un accumulo di placca è possibile, infatti, ottenere un’anatomia che permetta l’eliminazione permanente delle tasche, dei difetti ossei e di favorire le manovre di igiene domiciliare.

Altro intervento di tipo chirurgico in ambito parodontale è la plastica mucogengivale, in cui innesti di tessuto molle possono essere utilizzati per coprire le radici esposte, ma anche per ricostruire il tessuto che è andato perso in seguito alla malattia parodontale. Il tessuto molle viene prelevato dal palato o da altre zone intraorali con un intervento quasi indolore e senza possibilità di rigetto. Il tessuto prelevato dalla zona donatrice si riforma spontaneamente in poche settimane.

Infine è necessaria una terapia parodontale di sostegno, che ha lo scopo di monitorare il paziente nel tempo e verificarne le condizioni d’igiene orale domiciliare, di rimuovere quei depositi di placca e tartaro che sfuggono al controllo del paziente stesso e di prevenire l’insorgenza di nuovi fenomeni flogistici.

L’integrazione del laser come coadiuvante (e non come sostitutivo) del trattamento della malattia parodontale ha dimostrato largamente la sua efficacia grazie ad alcune caratteristiche proprie dello strumento (ad esempio agire unicamente sui tessuti molli orali) e al modo in cui il raggio luminoso interagisce con i tessuti.

Infatti, l’aspetto più rilevante dell’impiego del laser nella malattia parodontale è quello battericida in quanto tale strumento migliora la proprietà decontaminante della terapia meccanica eliminando completamente alcuni ceppi batterici responsabili delle parodontiti.

E’ interessante notare come i siti trattati con il laser presentino una ricolonizzazione batterica più lenta rispetto a quelli trattati solo con la terapia meccanica.

Inoltre, il laser permette l’eliminazione totale dell’epitelio sulculare infetto senza che vi sia compromissione del tessuto connettivo sottostante, con l’enorme vantaggio di abbattere ulteriormente la carica batterica, di lasciare una superficie gengivale più pulita e priva di tessuto di granulazione e di permettere una migliore guarigione del tessuto connettivo.

Infine, uno degli aspetti più interessanti e significativi della potenzialità terapeutica del laser è sicuramente l’effetto biostimolante, ossia la capacità di indurre nei tessuti irradiati una duplicazione cellulare più rapida senza che si verifichino alterazioni di tipo strutturale e/o funzionale. Si è notato infatti un miglioramento sia del livello sia della densità ossea dei siti trattati, un incremento nel numero delle cellule fibroblastiche (responsabili della salute dei tessuti) e una maggiore formazione di nuovo legamento parodontale, senza tralasciare una significativa riduzione dell’edema post-trattamento dovuta alle capacità antiflogistiche del laser.

Scritto da Dott. Massimo Tabasso
Savigliano (CN)

TAG: laser a diodi in parodontologia