La parodontite può essere definita come una malattia infiammatoria a carico dei tessuti di sostegno del dente (gengiva, legamento parodontale, osso alveolare), dovuta ad un’infezione batterica e che rappresenta, nei paesi industrializzati, la principale causa di edentulismo parziale e totale nell’età adulta.
Le cause di parodontite sono da ricercarsi, in primis, nella placca batterica (fattore eziologico primario, il cui accumulo è legato a scarsa igiene orale), associata ad una predisposizione genetica individuale (la suscettibilità genetica è un elemento determinante per lo sviluppo di tale patologia: nei soggetti affetti da parodontite è alterato il normale equilibrio fra azione della placca batterica e difese immunitarie, con imperfetta regolazione della risposta infiammatoria che causa una progressiva distruzione dei tessuti parodontali) e a fattori eziologici secondari locali e generali (trauma occlusale - parafunzioni - scorrette abitudini di igiene orale - restauri incongrui - elementi anatomici locali predisponenti - fumo - farmaci - diabete mellito - osteoporosi - immunodepressione).
Da un punto di vista epidemiologico, i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) indicano che il 60-65% della popolazione mondiale è interessata da malattia parodontale. La parodontite cosiddetta cronica interessa il 10% della popolazione nella forma severa e il 40% in forma da lieve a moderata. La parodontite aggressiva si manifesta fra lo 0,9 ed il 4,5% della popolazione a carico dei denti decidui e attorno all’ 1% della popolazione a carico dei denti permanenti. Le gengiviti (che possono rappresentare i precursori dello sviluppo di parodontite ma, a differenza delle parodonti, se trattate adeguatamente consentono un recupero funzionale dei tessuti completo) interessano circa il 10% della popolazione.
Le procedure diagnostiche per la malattia parodontale prevedono oltre ad un'accurata anamnesi - colloquio clinico con il paziente (importante raccogliere quante più informazioni possibili dal paziente che possono indirizzarci nella formulazione di una diagnosi corretta e relativa terapia), una visita clinica estremamente approfondita (esame obiettivo del cavo orale, valutazione mobilità dentale e, essenziale, sondaggio parodontale) ed esami radiografici specifici (status radiografico parodontale).
La terapia della parodontite si può dividere in: terapia causale e meccanica non chirurgica (rimozione della placca batterica - tartaro sopra e sottogengivale con strumenti specifici ultrasonici e manuali, accurata levigatura radicolare con curettage manuale, rimozione fattori eziologici secondari locali, istruzioni comportamentali al paziente), che diventa anche terapia di mantenimento (fondamentali i richiami periodici ogni 3 - 6 mesi con rivalutazione status parodontale); terapia chirurgica (interventi chirurgici parodontali demolitivi finalizzati alla eliminazione delle tasche parodontali e interventi chirurgici parodontali rigenerativi finalizzati ad ottenere nuovo tessuto di supporto attorno ai denti; terapia anti - microbica topica (colluttori, gel parodontali, antibiotici e disinfettati applicati localmente) e sistemica (antibiotici specifici per via orale, spesso in combinazione e da utilizzarsi nelle fasi acute e/o successivamente alla chirurgia).
Effettuata questa premessa esplicativa, arriviamo al focus principale di questo articolo. Le conseguenze legate alle parodontiti interessano in primo luogo ovviamnete i tessuti di supporto dei denti, con compromissione più o meno severa della funzionalità e dell’estetica dell’apparato masticatorio, non limitandosi però soltanto a questi: le parodontiti sono in grado di influenzare, in maniera significativa, lo stato generale di salute dell’individuo.
E’ infatti di recente acquisizione il concetto di parodontiti come entità cliniche correlate, nel ruolo di fattori di rischio, a condizioni patologiche sistemiche quali: complicanze ostetriche, malattie respiratorie, patologie gastrointestinali, diabete mellito, affezioni cardiovascolari (aterosclerosi e relative manifestazioni cliniche), disfunzioni erettili, osteoporosi.
I batteri parodontali sono infatti in grado, con facilità, di entrare attraverso i tessuti parodontali stessi nel circolo ematico, colpire determinati organi bersaglio preferenziali, e produrre quindi una risposta infiammatoria alterata non soltanto locale ma appunto anche nche sistemica: nei pazienti affetti da parodontite, a livello ematico, sono presenti parametri infiammatori elevati - alterati (proteina C- reattiva, elevato numero di granulociti neutrofili circolanti etc. etc.).
La presenza di parodontite, con la carica microbica e la risposta infiammatoria che essa comporta, rappresenta un fattore di rischio indipendente per complicanze ostetriche, quali parti prematuri e bambini nati sottopeso. Altri studi hanno rilevato un’associazione fra igiene orale e malattie respiratorie, quali polmoniti batteriche e broncopneumopatie cronico-ostruttive: l’aspirazione di batteri patogeni dal tratto orofoaringeo alle basse vie aeree gioca un importante ruolo nelle esacerbazioni di queste affezioni respiratorie. Può essere interessato anche l’apparato digerente in quanto l’Helicobacter pylori principale agente eziologico di gastrite cronica ed ulcera peptica cronica, è stato ritrovato a livello della placca batterica sopra e sottogengival: La concentrazione maggiore del batterio è stata rilevata nei siti parodontali con tasche di profondità superiore/uguale ai 4 millimetri; Il cavo orale, quindi, potrebbe rappresentare una fonte di re - infezione.La parodontite rappresenta una ben nota complicanza del diabete mellito, ma è anche in grado di complicare il diabete stesso, tanto da definire per le due patologie un legame bi-direzionale. Nel corso di un’infezione si determina infatti nell’organismo una ridotta sensibilità all’insulina con conseguente peggior controllo metabolico del diabete ed aumentato rischio di complicanze: la parodontite assume quindi il ruolo di fattore di rischio per lo svilupparsi di complicanze nel paziente diabetico e, più precisamente, da un lato aumenta il rischio di complicanze e dall’altro peggiora la risposta alla terapia del diabete stesso, andandone ad alterare il controllo metabolico; è necessario, per avere migliori condizioni dei tessuti parodontali, migliorare il controllo metabolico del diabete e viceversa. La parodontite è correlata anche all'insorgenza di patologie cardiovascolari (angina pectoris - infarto miocardico - ictus ischemico ed emorragico), nello specifico nel processo di aterosclerosi che ne è alla base. Nel complesso processo eziopatogenetico della lesione ateromasica, accanto all’ “ipotesi lipidica” che concentra la propria attenzione sul ruolo patogenetico del colesterolo, è stata recentemente introdotta la “ipotesi infiammatoria”. Secondo quest’ultima la lesione ateromasica iniziale, presente nei giovani (stria lipidica) è in realtà di natura puramente infiammatoria, essendo costituita essenzialmente da monociti-macrofagi e linfociti T. L’infiammazione svolge un ruolo, rilevante sia nell’innesco, sia nel mantenimento, sia nell’aggravamento del processo ateromasico. Dalla fusione delle due ipotesi nasce il concetto di Disfunzione Endoteliale, e, fra i fattori implicati nel determinare quest’alterata funzionalità dell’endotelio, rientrano anche infezioni virali e batteriche. Le infezioni croniche, promosse da microrganismi batterici, quali patogeni parodontali e la Clamydia pneumoniae, e virali, come gli Herpes-Virus, tutti peraltro rinvenuti in misura variabile nelle placche ateromasiche, possono essere considerate promotrici dell’infiammazione e, come tali, innescare numerose reazioni in grado di portare a quel quadro di disfunzione endoteliale considerato oggi il primum movens del processo aterosclerotico. Per quanto riguarda le disfunzioni erettili è stato di recente scoperto da un gruppo di ricercatori che, fra gli uomini che soffrono di parodontite, i problemi di erezione sono più frequenti rispetto ai soggetti con uno status parodontale sano: per la precisione la probabilità di soffrire di questa problematica sessuale è 3 volte superiore per i soggetti malati rispetto ai soggetti sani. La parodontite, è stato dimostrato, è anche in grado di peggiorare ed aggravare la condizione patologia di osteoporosi (sempre per i fenomeni infiammatori ad essa correlati) e viceversa: si definisce anche in questo caso un rapporto bi-direzionale.
In quest' ottica assume un nuovo e fondamentale significato il controllo terapeutico delle parodontiti e quindi la loro diagnosi precoce nella popolazione, non soltanto per le implicazioni a livello locale sulla dentatura (con tutti i disagi che comunque queste comportano), ma anche per le conseguenze "nascoste" sulle condizioni di salute generale del paziente.
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