Menu

Difendi il tuo cuore con i denti

La malattia parodontale puo' essere causa di malattie cardiovascolari e diabete.

by Dott. Michele Giudice 18-07-2008 11521 visualizzazioni
Il legame tra malattia parodontale, malattie cardiovascolari e diabete mellito ha trovato un nuovo e importante sostegno scientifico. In Gran Bretagna, infatti, un gruppo di esperti nei settori della cardiologia, dell’endocrinologia e della parodontologia si è riunito per valutare gli ultimi studi realizzati in proposito e ha raccolto le proprie conclusioni in un documento recentemente pubblicato. Queste conclusioni riguardano non solo il legame che unisce patologie che colpiscono aree differenti dell’organismo, ma anche il ruolo del dentista nella diagnosi e nella cura delle stesse. Il documento è stato pubblicato da "Current Medical Research and Opinion", una rivista scientifica di studi e articoli rilevanti nell’ambito dell’attualità medica. L’analisi degli studi più significativi pubblicati negli ultimi anni ci ha portati a confermare il fatto che i pazienti affetti da malattia parodontale hanno maggiori probabilità di soffrire anche di malattie cardiovascolari e che la malattia parodontale è generalmente più severa nei soggetti affetti da diabete mellito, una categoria di pazienti che quindi già corre un rischio maggiore di sviluppare malattie cardiovascolari. E’ stato ipotizzato che i batteri responsabili dell’infezione nel cavo orale possano entrare nel sangue ed essere trasportati attraverso i vasi fino a organi lontani come il cuore, il pancreas e il fegato. L’idea che l’infiammazione e le infezioni localizzate nel cavo orale possano raggiungere organi e aree distanti nell’organismo non è nuova infatti era già stata concepita già negli anni ’20 del secolo scorso con il nome di “teoria dell’infezione focale”, ma non si avevano ancora le tecnologie per dimostrare ciò e quindi l’interesse scientifico in proposito si affievolì fino a che, nel 1989, non furono rese note le conferme raggiunte dai risultati di alcuni studi finlandesi. Poiché oggi abbiamo prove sufficienti riguardanti le conseguenze dell’infiammazione orale, riteniamo che chi è in possesso di queste conoscenze abbia il dovere di ‘educare’ i pazienti in proposito. L’odontoiatra dunque, che ha la possibilità di verificare periodicamente lo stato di salute orale dei propri pazienti, ha la concreta opportunità di informarli riguardo all’importanza della cura della malattia parodontale e, soprattutto, ha il dovere di valutare se vi sono patologie sistemiche concomitanti. Curando la malattia parodontale un paziente avrebbe ‘un’arma in più’ per ridurre il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, principali cause di morte in età adulta. La parodontite cronica rappresenta sicuramente la forma più diffusa e di più facile riscontro clinico nell'ambito delle parodontopatie. Pur avendo come presupposto i segni tipici della gengivite. che dovrebbero mettere in allarme, quasi sempre i pazienti giungono all'osservazione quando il quadro ha assunto una certa gravità. La malattia si manifesta con un'alterazione della consistenza della gengiva che appare gonfia, sanguinante e molliccia, mobilità dentale più o meno marcata. Quest'ultimo segno, in genere, è quello che porta i pazienti dal dentista, ma , purtroppo, corrisponde ad uno stadio della malattia già molto avanzato e perciò più difficilmente trattabile. I fattori responsabili della parodontite cronica sono diversi, ma quello batterico è sicuramente il più significativo e per questo richiede un'attenzione particolare. La presenza prolungata di residui di cibo sul margine gengivale, provoca la formazione della placca batterica che, se non viene rimossa, entro 24-48 ore calcifica, trasformandosi in tartaro; è proprio in questo momento che la gengiva subisce un attacco cruciale che la porta prima ad infiammarsi e poi ad allontanarsi dallo stimolo nocivo, cioè a ritrarsi dando luogo a quelle antiestetiche esibizioni della radice dentale, più scura dello smalto e perciò particolarmente evidente. Il dente appare “scollettato”, sensibile al freddo, contornato da una gengiva arrossata, gonfia, dolente e sanguinante. Per questo motivo il paziente preferisce non spazzolare la parte o non masticare su quel lato peggiorando definitivamente il quadro. I batteri responsabili di questo meccanismo possiedono un metabolismo che li porta a trovarsi a proprio agio nelle zone quasi prive di ossigeno tra la parte interna della gengiva e la parte esterna del dente, dove si stabilizzano e cominciano a moltiplicarsi, rendendo la situazione sempre più grave ed in grado di alimentarsi da sé. Ma bisogna pensare che la retrazione gengivale è solo la manifestazione più superficiale di quello che sta avvenendo a danno dell'apparato di sostegno dei denti. Infatti i legamenti che trattengono il dente all’osso alveolare vengono progressivamente distrutti perché l’osso subisce un progressivo riassorbimento lasciando sopra di se una molliccia e sanguinolente gengiva solo debolmente appoggiata al dente. È così nata la “tasca parodontale”. Questo processo di riassorbimento alveolare ora progredisce sempre più velocemente anche aiutato dal movimento altalenante del dente che avendo minore ancoraggio incomincia a muoversi. Il leggero movimento progressivamente aumenta e il paziente ancora una volta peggiora la situazione non masticando in tale area favorendo così l’accumulo di placca e tartaro. Non bisogna dimenticare che la malattia parodontale è caratterizzata da una discreta ereditarietà e che pertanto esistono individui più predisposti al suo instaurarsi, i quali proprio perché predisposti , dovranno impegnarsi più degli altri per ripristinare e mantenere uno stato di salute parodontale accettabile. Il trattamento della parodontite cronica varia a seconda della gravità del quadro clinico e può andare dalla semplice rimozione del tartaro con strumenti meccanici o ad ultrasuoni, al sollevamento del primo tratto della gengiva per effettuare una pulizia più profonda e radicale. Laddove la perdita di sostegno osseo è stata più marcata, inoltre, esiste la possibilità di promuovere una rigenerazione ossea che potrà ripristinare, talvolta parzialmente, una struttura di supporto sufficiente. In ogni caso, tutte queste procedure, dalla diagnosi di parodontite, al trattamento e al mantenimento, devono essere effettuate da uno specialista parodontologo che è in grado di circoscrivere l'ambito della malattia e allestire un piano di trattamento specifico e mirato, ma soprattutto di far comprendere ai propri pazienti cos'è la parodontopatia, a quali rischi extraorali và in contro, come si affronta e quali risultati si possono ottenere. Dr. Michele Giudice - Perfez. In parodontologia NYU USA.

Scritto da Dott. Michele Giudice
Salerno (SA)

TAG: Difendi il tuo cuore con i denti