La sindrome della bocca che brucia, burning mouth syndrome (BMS), è una patologia caratterizzata da dolore cronico nel distretto orofaciale con una prevalenza nella popolazione del 3% soprattutto in quella di mezza età ed anziana. Questo disturbo si caratterizza per la presenza di bruciori localizzati all'interno della bocca e che possono interessare la lingua, le mucose delle guance, le labbra, il palato. Possono essere presenti anche dolore pungente, prurito, gusto alterato, bocca asciutta (xerostomia).
Nonostante la sensazione di bruciore possa essere notevole, le mucose della bocca possono presentarsi sane, senza la presenza di nessuna alterazione o lesione. Anche gli esami ematochimici, le prove relative alla salivazione, le indagini per verificare la presenza di infezioni e tutte le valutazioni che vengono effettuate per stabilire la diagnosi danno spesso risultati normali.
Si è quindi ipotizzata per questa sindrome una genesi multifattoriale: ipovitaminosi(gruppo B), patologie sistemiche (reflusso gastro-esofageo, diabete), terapie farmacologiche prolungate, assunzione di cibi irritanti e spezie, fumo eccessivo, protesi dentali incongrue, ma soprattutto una componente emotiva (ansia e depressione).
Una terapia specifica non c'è. Confortante è sapere che il carattere di tale affezione è assolutamente benigno, tanto che a volte si ha remissione della patologia anche in assenza di terapia. Spesso è stata dimostrata l'efficacia dell'assunzione di un integratore alimentare con funzione antiossidante l'acido alfa lipoico, noto come acido thioctico, in quanto si incrementano i livelli intracellulari di glutatione eliminando i radicali liberi. La sua efficacia, nel 70% dei casi trattati, (secondo uno studio dell'Università di Napoli) potrebbe avvalorare l'ipotesi che la BMS sia una neuropatia.
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