Possibilità di contrarre l’epatite C
Scritto da mattia / Pubblicato il
Gentile Dottore, sono un avvocato del foro di Catania. Difendo un paziente il quale asserisce di aver contratto Epatite C dal suo dentista. Dopo una serie di domande rivolte al mio cliente siamo riusciti ad individuare quelle che, in astratto e in via meramente potenziale, potrebbero essere state le vie di contagio. Le chiedo, pertanto: a) quando si procede alla otturazione del dente, è possibile che il dentista prelevi dal contenitore il materiale per l’otturazione (il c.d. cemento) con lo stesso strumento con cui aveva lavorato nella bocca del paziente, si che lo stesso contenitore sia contaminato con eventuale sangue che, come tale, diventa veicolo di infezione per i successivi pazienti cui venga applicato del cemento del medesimo contenitore? b) le siringhe utilizzate per l’anestesia alla guancia sono siringhe monouso o il dentista si limita a cambiare l’ago, riutilizzando la stessa siringa contenente il liquido anestetico per più pazienti? Grazie della sua eventuale risposta.
Pubblicato il 29-02-2008
Il virus dell'epatite C è veramente resistente e non sempre facile da debellare, ma basta una sterilizzazione con autoclave (cosa che comunemente facciamo noi dentisti) fatta secondo i protocolli. basta seguire le norme di disinfezione, che le nostre assistenti ben conoscono ed il rischio diventa quasi nullo. Non sono così certo che il barbiere, ad esempio, sostituisca la lama del rasoio dopo ogni avventore così come qualsiasi altro operatore, che maneggi strumenti che potrebbero venire a contatto con il sangue dell'utilizzatore successivo, si attenga e/o conosca le procedure per evitare il rischio di contagio.
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Pubblicato il 29-02-2008
Egregio avvocato, di solito le procedure di sterilizzazione in uno studio dentistico sono molto rigide (esistono ormai dei protocolli di sterilizzazione), questo perché la maggior parte dei pazienti anche se affetti da epatite c non lo dichiarano, per cui la prima prevenzione in studio viene eseguita nei confronti del nostro personale e di noi stessi, quindi di conseguenza per nostri assistiti. Comunque sia l'ago che l'anestetico utilizzato per paziente è monouso e la siringa viene sterilizzata dopo ogni anestesia cosi come tutti gli strumenti utilizzati , il cemento per l'otturazione si prende sempre con uno strumento pulito. Questa è la regola a cui tutti i seri professionisti si attengono.
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Pubblicato il 29-02-2008
Preg.mo Avvocato, sono felice di riscontrare da parte sua un corretto approccio "investigativo" per l'episodio che il suo cliente le ha riferito. L'epatite C è una malattia infettiva che si può trasmettere attraverso la contaminazione con qualsiasi liquido biologico (saliva, lacrime, sangue, sudore, sperma). Ne consegue che la trasmissione avviene essenzialmente attraverso rapporti sessuali, scambi di siringhe, scambio di saliva o utilizzo strumentario chirurgico contaminato (il bisturi per eccellenza, ma qualsiasi altri strumento tagliente). Per quanto concerne l'attività odontoiatrica, come per qualsiasi branca chirurgica della medicina, è ultroneo descriverle i processi di asepsi e sterilizzazione attuati in uno Studio Odontoiatrico, per evitare il contagio medico-paziente e paziente-paziente. Non ritengo sostenibile l'ipotesi di utilizzare uno strumento per il cemento su più di un paziente, così come una buona parte del materiale impiegato in bocca nel paziente è materiale monouso. Il fatto di essere monouso (cioè monopaziente) significa che esso sarà impiegato solo su un paziente e che alla fine della seduta sarà buttato nei rifiuti e questo accade per molti dei materiali utilizzati in uno Studio Odontoiatrico: biccheri, cannula spirasaliva, fazzoletti, bavaglini, rulli di cotone, aghi, bisturi, fiale di anestetico, pennellini per otturazione, beccucci per irrigazione... Non c'è alcuna logica nè vantaggio economico a voler impiegare nuovamente dei materiali già impiegati. In particolare, per quanto attiene l'anestesia, l'odontoiatra uitilizza una siringa in acciao (ma può anche essere monouso) sulla quale verrà montato un ago nuovo ed una (o più) fiale di anestetico per ciascun paziente. Le fiale parziali iniettate saranno gettate nei rifiuti speciali insieme a tutti i rifiuti potenzialmente contaminati da sangue. In genere colui che corre maggiori rischi di contagio, in realtà, è proprio l'odontoiatra che potrebbe ferirsi accidentalmente con lo strumentario o la siringa impiegata su un paziente infettivo. Ad ogni buon conto suggerisco di verificare che lo Studio Odontoiatrico sia effettivamente gestito da un soggetto abilitato all'odontoiatria, ma anche indagare sulle abitudini del suo cliente per poter escludere ogni eventuale contatto potenzialmente a rischio. Ad esempio verificare se ci sono altri soggetti affetti da epatite C in famiglia. Cordiali saluti.
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Pubblicato il 01-03-2008
Preg.mo Avvocato, concordo con la esaustiva risposta del Dott. Emilio Nuzzolese.
Pubblicato il 01-03-2008
Concordo con i colleghi . Gentile Avvocato , esegua delle verifiche sia sullo studio odontoiatrico sia sulle abitudini del suo cliente. Cordiali saluti
Pubblicato il 04-03-2008
Concordo con i colleghi; aggiungerei soltanto che ormai con l'uso delle autoclavi di classe B e il materiale monouso mi sembra insostenibile il sospetto di una "infezione crociata" mentre altrove(parrucchieri, bar,"pedicure" ecc...) non credo ci siano gli stessi acorgimenti! meditate attentamente...troppo spesso risulta "comodo" incolpare il dentista e spesso le accuse verso seri professionisti sono veramente infondate e causano cosi' una immagine distorta della nostra classe medica!. dr.luca Bolzoni
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