Cellule staminali in odontoiatria
Scritto da Alex / Pubblicato il
Gentili dottori, molto è stato scritto sulle staminali e sul loro possibile utilizzo per la rigenerazione dentale. Il problema è che si sono date informazioni scientifiche e giornalistiche imperfette illudendo tutti coloro che soffrono di problematiche legate ai denti. Le sperimentazioni su topi da laboratorio si sono rivelate un vicolo cieco poichè geneticamente questi animali possono veder ricrescere i denti ogni volta che questi vengano a mancare. Attualmente, l'uso di cellule staminali ricavate dalla polpa dentale dei terzi molari, ha dato risultati significativi sull'uomo per la rigenerazione dei tessuti ossei maxillo-facciali. Dato che queste cellule sono autologhe (evitando il rischio di rigetto), adulte (aggirando i problemi di tipo etico), totipotenti (in grado di differenziarsi in più tipi di cellule) ed a zero rischio tumorale, non vedreste come positivo un test clinico sull'uomo magari per la ricostruzione di una parte mancante del dente (tipo la stessa polpa, evitando così la cura canalare) piuttosto che una rigenerazione che oggi come oggi appare impensabile sia nei tempi che negli studi?
Pubblicato il 28-05-2010
Sig. Alex, lei ha centrato il problema, i max-media non comunicano sempre informazioni corrette, spesso sono pubblicati sistemi d’intervista, pseudo articoli scientifici che sono delle palesi pubblicità a pagamento di alcuni studi dentistici. In questi articoli a volte s’illude il pubblico di poter ottenere sorrisi perfetti con riabilitazioni corrispondenti ai denti naturali senza alcuna complicanza, spesso vengono anche sfruttate delle serie ricerche (staminali) illudendo il grande pubblico, con spiegazioni rapide e termini scientifici non da tutti comprensibili, per cui non è raro ritrovare pazienti con pretese fantascientifiche indotte dalla televisione. La sua idea di rigenerare dentina e smalto forse un giorno sarà presa in considerazione, sicuramente non è una cosa semplice, vedendo la complessità dell’odontogenesi, che probabilmente dovrà essere riprodotta in vitro. Dalla sua domanda deduco che lei potrebbe diventare un cultore della materia; non conosco i suoi titoli, ma sicuramente se lei entrasse in un progetto di ricerca, otterrebbe qualcosa di veramente serio e non delle povere pubblicità.
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Pubblicato il 28-05-2010
Caro Signor Alex...in Parodontologia così come in implantologia la rigenerazione ossea è procedura comunissima da oltre 30 anni. Si usano principalmente innesti di Osso autogeno (prelevato dallo stesso paziente), veramente eccellenti, Innesti Omologhi ( innesti che provengono dalle banche dell’osso di altri donatori della stessa specie umana) sconsigliabili per ovvi motivi di trasmissioni possibili di malattie, anche se trattati in modo molto "sicuro", la sicurezza del 100% non si ha mai, Innesti d’Osso Eterologo, da altra specie animale come l’Osso di Kiel deproteinato, proveniente dal Bue, Innesti Ossei con Materiali Alloplastici artificiali non riassorbibili (poco usati ora ) e non riassorbibili (molto usati), come Idrossiapatite, Fosfato tricalcico, Solfato di Calcio, vetri bioattivi, Innesti con Fattori di Crescita come PDGF, PRP, PRF (fattori di crescita piastrinici da sangue prelevato dallo stesso paziente, TGF Beta ( fattore di crescita trasformante beta), il fattore di crescita insulino simile (IGF), il fattore di crescita fibroblastico (FGF), proteine osso morfogenetiche (BMP). Una caratteristica comune a tutti questi fattori di crescita è che la loro azione è altamente specifica per un particolare tipo di cellula bersaglio. Così vi sono fattori di crescita specifici per i fibroblasti, altri per l’osso. Tra i fattori di crescita, quello di origine piastrinica è sicuramente tra i più usati (PRP e PRF). ha un’intensa attività mitogena per le cellule mesenchimali tra cui le cellule del legamento parodontale e gli osteoblasti. Il PDGF viene rilasciato, oltre che dalle piastrine, anche dai macrofagi attivati e dalla matrice ossea. Clinicamente, il PDGF può essere usato da solo oppure in associazione ad altri fattori di crescita. Un altro fattore di crescita importante in parodontologia è il TGF-beta. Questo mediatore si trova principalmente nella matrice ossea e viene liberato, diventando biologicamente attivo durante i fenomeni di riassorbimento osseo. L’aspetto meraviglioso è che il TGF-beta esplica un’attività mitogena preferenziale nei confronti dei fibroblasti del legamento parodontale, mentre i fibroblasti gengivali sono scarsamente sensibili, tanto da inibire la proliferazione epiteliale, importante per avere un attacco epiteliale corto anziché lungo…...Letteratura: Bone graft and growth and differentiation factors for regenerative therapy: a review.Rose L.F.; Rosemberg E. e Marco Capecchi ............... Il problema è che, tranne che per il PRP e il PRF che si usano normalmente clinicamente, per gli altri siamo ancora a livello sperimentale in vitro o al massimo animale …da qualche anno anche nell’uomo (IN PARTICOLARE Germania e Giappone, dove sono stati creati denti nuovi che però hanno i tempi di eruzione naturali....per esempio un canino impiega circa 9-12 anni, il primo molare 6-7 anni...e lei capisce che questo è bellissimo ma non serve ...ORA...in futuro, quando saranno velocizzati i tempi, sarà un altro discorso..lo stesso vale per la gengiva... tanta gengiva a disposizione o connettivo, per la terapia delle recessioni gengivali, anche se sono usciti materiali omologhi come derma omologo...ma ancora, anche se già entrati nell'uso clinico, "sperimentali" per così dire..ed in ogni caso sono tessuti omologhi non autogeni...con tutto ciò che ne consegue..... ma in via sperimentale e passeranno anni prima che possa diventare pratica clinica. …………......:.....Cordialmente Gustavo Petti, Parodontologia, Gnatologia, Implantologia e Riabilitazione Orale Completa in Casi Clinici Complessi ed Ortodonzia e Pedodonzia la figlia Claudia Petti, in Cagliari
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Pubblicato il 28-05-2010
Ritengo esaurienti le risposte dei colleghi, aggiungo che il problema non è tanto nella rigenerativa quantomeno di valutare l'entità di essa. Dal momento che si innesca il procedimento come stabilire uno stop e come sarebbe influenzabile dalle interferenze batteriche patogene.
Pubblicato il 28-05-2010
Dopo le esaustive e competenti risposte dei Colleghi, mi permetto di aggiungere una osservazione. Non c'è sperimentazione al mondo che non viene fatta tenendo conto del rapporto costo beneficio, in altre parole visto il progresso della chirurgia implantare che permette di restituire denti in situazioni solo qualche anno fa ritenute impossibili ad un costo non solo accettabile ma via via decrescente, è davvero motivata una sperimentazione del genere? Secondo il mio modestissimo parere, al momento, con l'attuale situazione sia economica sia quella in cui verte la sperimentazione, inesistente (o quasi) in Italia, altamente speculativa altrove, non vedo orizzonti: Sono però altrettanto certo che in un futuro prossimo si arriverà a traguardi importanti su questo argomento, però è una cosa di là da venire. Cordialità Gustavo De Felice sapri sa
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Pubblicato il 28-05-2010
Caro Sig. Alex, da come parla, lei mi sembra piuttosto ferrato sulla materia. Sono sicuro che le risposte lei le ha già. Come ben saprà dal dire al fare c'è di mezzo il mare, ma questo non vuol dire che in un futuro, che sicuramente non sarà prossimo, non sarà possibile fare quello che lei prospetta, ammesso e non concesso, visto i tempi che corrono, che ci siano le possibilità economiche. Cordiali saluti.
Pubblicato il 28-05-2010
Caro Sig. Alex, l'appropriatezza dei termini con cui ha formulato il suo quesito denota una particolare competenza del settore e, pertanto, ritengo che sarà capace anche di darsi Lei stesso una risposta. Il mio pensiero, comunque, al riguardo è che sicuramente si arriverà ai traguardi da Lei prospettati ed auspicati, ma ancora ci vorranno molti decenni per giungere a tali obiettivi. Cordiali saluti.
Dentista Lombardia, Milano
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