La riabilitazione implanto-protesica dell’apparato stomatognatico è sempre più richiesta per il grande vantaggio estetico e di confort che riesce a garantire oltre all’evidente risparmio biologico dei tessuti.
Già negli anni passati si è osservato come la sopravvivenza di protesi fisse convenzionali con elementi in estensione abbia dato sufficienti garanzie. Tuttavia il grande sviluppo che hanno raggiunto negli ultimi anni le tecniche con inserimento di impianti in titanio ha consentito di riabilitare anche grandi edentulie in completo risparmio degli elementi dentali superstiti e in condizioni di massima sicurezza con protesi ad ancoraggio fisso. Tuttavia si è guardato fino ad oggi alla durata del manufatto studiando le proprietà meccaniche che questo doveva sopportare nel tempo e curandoci assai meno delle proprietà biologiche che tale riabilitazione deve possedere per garantire il corretto ripristino funzionale neuro-motorio dell’apparato.
Questa considerazione incide notevolmente sulla qualità del lavoro pianificato in termini di equilibrio muscolare dell’apparato e dunque di qualità della vita in genere. È evidente che una completa valutazione degli stress occlusali, intesi come risposta muscolare con cui il manufatto deve convivere, diventa indispensabile per determinare il successo della terapia oltre il semplice resoconto di durata temporale. Considerare infatti l’occlusione dentale solo come statico rapporto degli elementi presenti è insufficiente a determinare il valore terapeutico del restauro.
OBIETTIVI
Individuare il lavoro muscolare dei muscoli masticatori e studiare il differente risposta neuromuscolare indotto da differenti protesi fisse su impianti in un caso di edentulia terminale monolaterale. L'obiettivo è confrontare il rendimento motorio registrabile mantenendo inalterata la posizione mandibolare o correggendo la torsione mandibolare che si determina a causa dell’edentulia lateroposteriore. La dimensione verticale posteriore alterata può infatti facilmente essere mantenuta dal nuovo manufatto protesico senza che vi sia possibilità alcuna individuare prematurità di rilievo con normali carte da articolazione.
MATERIALI E METODI
È stato selezionato un paziente che richiedeva una riabilitazione del I quadrante mediante protesi fissa ad ancoraggio implantare. Gli impianti sono stati posizionati in sede 1.3, 1.4, 1.5 e la truttura protesica predisposta per sopportare un elemento in estensione in sede distale. Lo studio funzionale dell’apparato masticatorio è stato eseguito con EMG di superficie dei muscoli masticatori (k7 Evaluation System, Myotronics) valutando il lavoro muscolare in massima contrazione volontaria (MVC) del muscolo massetere (RMM) e del muscolo temporale (RTA) omolaterali e studiando il differente tempo di attivazione di tutti i muscoli elevatori della mandibola nel percorso dalla posizione di riposo a quella di massima intercuspidazione. La posizione della mandibola è stata registrata 1) registrando con materiale siliconico la dimensione verticale indicata dal paziente con movimento volontario fino al massimo contatto dentale e 2) dopo stimolazione trigeminale TENS mantenuta per 45 minuti per rilassare la muscolatura e deprogrammare il sistema propriocettivo dell’apparato stomatognatico.Dalle due registrazioni sono state costruite due differenti protesi provvisorie che sono studiate nel rendimento neuromuscolare.
RISULTATI
I risultati mostrano un ridotto lavoro muscolare in massimo serramento dei muscoli omolaterali quando la dimensione verticale posteriore è mantenuta inalterata ed un miglioramento dell’attività elettrica registrabile sia in termini di intensità massima che di stabilità delle contrazione quando fosse recuperata la torsione mandibolare preesistente alla perdita degli elementi dentali. Importante è notare il differente tempo di attivazione dei muscoli elevatori con evidente maggiore facilità di reclutamento delle unità motorie e una maggiore sincronia del lavoro dei muscoli elevatori della mandibola indice di miglior bilanciamento neuromuscolare.
CONCLUSIONI
La differente attività muscolare dimostra che la riabilitazione dell’apparato non coincide con la semplice reintegrazione degli elementi persi e che le informazioni provenienti dall’anatomia dei tessuti da sola non è sempre capace di garantire il successo terapeutico. La mandibola può subire dislocazioni nei vari piani dello spazio difficilmente evidenziabili dallo studio di forma dei tessuti. Ovviamente il carico di lavoro muscolare agirà diversamente sulla struttura protesica ed implantare che dovrà essere rivalutata nel tempo in modo da riconsiderare le capacità di resistenza della protesi neuromuscolare alle sollecitazioni occlusali.
Bibliografia
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