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Acufeni e Disordini Cranio Mandibolari

Revisione della letteratura

by Dott. Andrea Gizdulich 13-03-2011 12131 visualizzazioni
Da anni(1,2,3) è stato osservato che acufeni, tinniti, sensazioni di vertigine e instabilità posturale, ipoacusia e otocongestione sono presenti in soggetti sofferenti di disordini cranio-mandibolari (DCM).

Oltre alle otalgie, coloro che soffrono di DCM accusano talvolta sintomi sensoriali, rappresentati dai rumori conseguenti alle incoordinazioni disco-condilari delle articolazioni temporo-mandibolari, avvertiti dai pazienti come suoni o acufeni.

Si possono distinguere acufeni di origine centrale, e pertanto definiti “soggettivi” veri, intrinseci, uditivi, non vibratori, non percepibili da un esaminatore (detti anche suono fantasma), da acufeni che riconoscono una causa periferica, definiti acufeni “oggettivi“, o pseudo-tinniti, estrinseci, non uditivi, vibratori, percepibili dall’esaminatore (definiti anche suono corporeo). Questi ultimi costituiscono circa l’1% di tutti gli acufeni e possono essere correlati ai DCM e pertanto sono oggetto di questo lavoro (4,5,6).

Scopo di questa revisione è fornire delle indicazioni cliniche inerenti l’eziologia la diagnosi ed il trattamento ortopedico intraorale di questi casi in modo da ottimizzare il successo terapeutico.

La letteratura inerente l’eziologia degli acufeni risulta ancora oggi colma di contraddizioni tanto che sono tre le teorie che tentano di spiegarne l’insorgenza:

  1. Teoria anatomica (una struttura connettivale pseudo-ligamentosa presente in epoca fetale e chiamata ligamento mandibolo-malleolare o disco malleolare, potrebbe essere in grado di mobilizzare la catena degli ossicini e il timpano in seguito a movimenti dell'articolazione temporo-mandibolare).

  2. Teoria neurogena (irritazione del nervo auricolo-temporale).

  3. Teoria miogena (ipertono dei muscoli masticatori e mimici facciali).

Secondo la teoria miogena, l'unica correlabile con i DCCM, la causa sarebbe dovuta ad uno spasmo dei muscoli tensore del velo palatino e/o stapedio. L'ipertono del muscolo stapedio determinerebbe onde di iperpressione perilinfatica con disturbi sia a carico dell'apparato uditivo che vestibolare, mentre l'ipertono del tensore del velo non permetterebbe una corretta apertura della tuba, ossia una sua completa insufflazione, causando disturbi a carico dell'orecchio medio.

Dalla revisione della letteratura, su un campione generico di popolazione risulta che gli acufeni si manifestano in una percentuale compresa tra il 2% e il 31% con severità variabile (8).

Molti recenti studi hanno individuato frequentemente sintomi otologici in pazienti affetti da DCM (10,11,12,13) descrivendo tra i più comuni il tinnitus in una percentuale variabile tra il 33 e il 58 %(14,15).

Gli acufeni sono significativamente più presenti in pazienti affetti da patologie cranio-mandibolari rispetto a un gruppo di controllo secondo una ricerca di Parker e Chole (10). Myrhaug (12) nel 1964 aveva denominato come “Otognatic Syndrome” il complesso delle interazioni neuromuscolari tra i muscoli masticatori e l’orecchio. Tale quadro patologico è stato poi rinominato più propriamente “Otomandibular Syndrome” nel ’69 da Bernstein e ripreso nel ’77 da Arlen (16), in ragione della stretta correlazione tra stato di sofferenza muscolare di uno o più muscoli masticatori e uno o più sintomi otologici in assenza di altre patologie localizzate all’orecchio.

Myrhaug (17) nel 1981 aveva sottolineato il fatto che i due muscoli della catena degli ossicini dell’udito sono innervati da due distinti nervi: il muscolo tensore del timpano innervato dal nervo trigemino ed il muscolo stapedio innervato dal nervo facciale. Quindi una attività disfunzionale della muscolatura masticatoria e mimica facciale innervata dagli stessi nervi può avere una ripercussione funzionale sulla catena degli ossicini dell’udito alterando la trasmissione dei suoni. Gelb (18) nel 1989 valutò che pazienti sofferenti di acufeni presentavano una più alta incidenza di cefalea e tensione muscolare a carico dei muscoli facciali.

Uno studio condotto da Cooper (19) ha ipotizzato che tali sintomi otologici possono derivare da DCM descrivendo tale fenomeno attraverso gli studi intrapresi da Travell (20) in cui uno spasmo muscolare in una determinata piccola o grande area produca dolore o contrazioni in zone target ad una certa distanza dal cosiddetto trigger point (trp) che le ha scatenate.

Dalla revisione della letteratura risulta una corrispondenza tra i DCM e il sintomo acufene, avvalorata clinicamente dalla palpazione dei muscoli massetere, pterigoideo esterno e sternocleidomastoideo che nei pazienti con DCM può riprodurre o intensificare la manifestazione del tinnitus (11). Necessario sarebbe uno screening preliminare del paziente al fine di valutare manifestazioni di pertinenza odontoiatrica anziché otorinolaringoiatrica.

Sebbene non esistano lavori in grado di stabilire un rapporto causa-effetto diretto, è un dato di fatto che la sola terapia farmacologica e/o audiologica del tinnitus non comporta risoluzione del DCM (8).

Il trattamento dei DCM con terapia ortopedica intraorale è invece in grado migliorare o risolvere completamente la sintomatologia auricolare (8, 23, 24,25), in una percentuale di casi variabile tra il 46 e il 96% (11).

BIBLIOGRAFIA

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Scritto da Dott. Andrea Gizdulich
Firenze (FI)

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